Carrara, 29 giugno 2010 - "Dominano le location e non le opere". Questo aveva detto Vittorio Sgarbi dopo aver visitato Biennale di scultura dov’è stato accompagnato da Francesca Nicoli e Vittorio Prayer. Parole mal digerite dal curatore della manifestazione artistica, Fabio Cavallucci, che risponde per le rime: "Non è detto che tutto quello che dice Sgarbi sia condivisibile, anzi. Qui accade proprio il contrario. Lui dice che le opere non si vedono e che viene solo amplificato il luogo dove sono allestite. Io dico che Sgarbi — osserva Cavallucci — non ha capito l’idea concettuale della Biennale ed è rimasto ancorato ad un’arte che in età contemporanea non esiste più.

 

"Sgarbi non ha la capacità di fare quel piccolo salto che gli permetterebbe di comprendere come qui l’arte è inteasa come idea, concetto, una mostra fortemente concettuale. Certo se vede solo l’aspetto manufatturiero allora le cose cambiano, ma non è in tema con la Biennale. Non è vero che le opere sono sconfitte dagli spazi, gli spazi ci sono perch esistono, perché fanno parte del patrimonio culturale e artistico della città. Credo però che la Biennale gli sia piaciuta — sottolinea Cavallucci — altrimenti non avrebbe fatto due volte avanti e indietro da Carrara a Marina. Non ha neppure parlato con le sue solite forme violente quando critica cose che non gli piacciono. Guardate Cattelan. Non si può mica giudicarlo sul piano manufatturiero: ha seppellito la sua idea, questo concetto Sgarbi non capisce".