Massa, 19 giugno 2013 - «UN’ AUTO RIBALTATA su sè stessa, adagiata su di un fianco, distrutta dall’ acqua e dal tempo: il simbolo, l’ennesimo, dell’alluvione del novembre scorso che ha colpito la provincia di Massa Carrara. Accanto un ceppo con il numero civico 232, quello della famiglia Franchini Celi. La località di Castagnara è stata una delle più pesantemente danneggiate, con montagne di fango per giorni sulle strade del quartiere. A distanza di oltre sette mesi un tratto di via Castagnara, che sale su fin verso i vigneti porta ancora i segni del disastro.

«ERA UN FIUME in piena di fango e detriti, legna e sassi quello che si è abbattuto accanto a casa mia e al mio terreno l’ 11 novembre: cataste di melma che a fatica sono state tolte ma che ora sono in parte ancora visibili», racconta Stefania Celi, che con il marito abita proprio a pochi metri da dove si è riversata la pioggia torrenziale. I cavalli salvati in tempo sotto il portico di casa, e lei invece che è finita a terra per lo smottamento della collina sopra l’abitazione e salvata per miracolo. «Me la sono vista davvero brutta, quel giorno. Mi sono ritrovata sospinta a terra e ho sentito qualcuno che mi prendeva per le gambe». L’auto ribaltata, visibile adesso poco prima di entrare nel terreno della signora Stefania, era in realtà stata scaraventata sul letto del torrente che scorre sotto, caduta da una proprietà alcune decine di metri sopra: il veicolo è riuscito nonostante tutto a fungere da tappo e ad impedire che il resto della fiumana di melma tracimasse finendo nelle case sotto. Solo dopo è stata sollevata e messa dove ora.

«LA STRADA per arrivare a casa mia è ancora in pessime condizioni — spiega Arianna Franchini, figlia di Stefania —. Parte della carreggiata è caduta giù e la nostra paura è che, da un momento all’altro, il resto possa crollare. Durante l’alluvione si era formato un grosso buco davanti il mio ingresso, coperto per ben due volte, perché l’acqua portava via tutto». Gli abitanti chiedono a gran voce un intervento di messa in sicurezza con dei blocchi di cemento posizionati lungo le pareti del canale, quello che poi sfocia nel Cocombola. I blocchi sono collocati solo in un primo segmento del canale a protezione di altre abitazioni: vennero posti all’ indomani dell’ alluvione per arginare il cedimento della strada. «Abbiamo chiesto più volte di terminare i lavori — aggiunge Stefania Celi — la risposta è che i soldi erano finiti». Quello che viene detto è anche che, nella prima parte della via, i lavori procedettero speditamente, finanziati in persona dalla ditta che stava operando. Finiti i soldi, si sta aspettando che siano disponibili, perché venga completato il tutto.
Forse, tra circa un mese si dovrebbe vedere finito il tratto finale di via Castagnara. “ L’ultima frana risale al 19 di maggio, piccola, ma fa paura”. Stefania Celi ha paura, come tutti quelli che l’alluvione l’hanno subita.