Fivizzano, 14 maggio 2012 - Nel 2012 cade il centesimo compleanno dei primi ritrovamenti avvenuti intorno e all’interno delle grotte di Equi Terme. E proprio in questi giorni, altri ritrovamenti hanno reso questo sito ancor più importante. Due crani di orso risalenti ad almeno 40.000 anni fa infatti, sono stati scoperti durante gli scavi intorno alla già famosa Tecchia di Equi. Si tratta appunto della testa di due orsi di grosse dimensioni, che andrebbero ad aggiungersi agli altri ottocento già pervenuti in passato e tutti ospitati nel museo nazionale di storia naturale di Firenze.

Gli scavi fanno parte di un progetto del Comune di Fivizzano e del Parco regionale delle Alpi Apuane da 160mila euro, finanziato da Unione Europea e Gal con la supervisione della soprintendenza di Pisa e la direzione scientifica della dottoressa Emanuela Paribeni, della soprintendenza per i beni archeologici della Toscana. Un progetto che va ad aggiungersi al primo (già completato) da 60mila euro, grazie al quale si è creato un ponte tibetano che permette ai turisti di ammirare da vicino alcune tra le più affascinanti bellezze di Equi.

Alla presentazione, avvenuta ieri proprio all’interno della grotta dove sono avvenuti i ritrovamenti, hanno partecipato oltre al sindaco Paolo Grassi, il vice presidente del Parco delle Apuane Alberto Putamorsi, alcuni membri della Commissione Ambiente della Provincia di Massa Carrara tra cui Sandro Donati e Giovanni Arcangeli, che rappresentava invece l’Unione dei Comuni. «Il fatto di aver trovato solo crani — ha poi spiegato Alessandro Palchetti della B&P Archeologia che insieme alla collega Carlotta Bicagni e a Roberta Iardella ha seguito i lavori —  fa pensare come sia possibile che siano stati trasportati dall’uomo che, probabilmente, si cibava di orsi. È stata rinvenuta infatti l’unica parte che non si poteva mangiare, la testa».

«La novità sta anche nel collegamento online che il Museo di Storia Naturale di Firenze effettuerebbe con le grotte di Equi — ha spiegato Paolo Grassi — considerato un sito di importanza internazionale per quel che riguarda appunto la storia. «I ritrovamenti di questi cento anni comprendono un lasso di tempo che inizia con il periodo dell’uomo di Neanderthal e termina con il Medioevo — ha commentato Alberto Putamorsi — Equi infatti è ritenuto da molti uno dei siti più importanti di Europa ed è riconosciuto dall’Unesco».

L’intenzione è quella di concludere nella prima settimana di giugno gli scavi, e dopo rendere questa prima sala una parte del museo, e lavorare ancora nella seconda sala, collegata a questa, dove è stato ritrovato un probabile manufatto. «Noi contiamo molto su questo sito — ha concluso Paolo Grassi — e siamo sicuri che le sorprese non finiranno qui».

Manuela Ribolla