Massa Carrara, 26 aprile 2011 -  DISTRUTTO dal dolore per le pesanti accuse, don Giuseppe Peretti, parroco di Turano, guida della comunità neocatecumenale della frazione, si proclama innocente. Può parlare solo attraverso il suo avvocato, Giacomo Bugliani, perché la misura restrittiva a cui è sottoposto gli impedisce di avere contatti con l’esterno e quindi anche con il vescovo e i giornalisti. Oltre che con il suo difensore, può avere contatti in canonica solo con persone autorizzate dalla questura che si occupano della sua salute, della pulizia dei locali e della necessaria assistenza a un uomo ultraottantenne per mangiare e per altre incombenze. L’inchiesta che lo ha portato agli arresti domiciliari nella canonica la vigilia di Pasqua è collegata a un giro che ruota intorno a ragazze minorenni.


Qual è l’accusa mossa al parroco?
«E’ accusato di molestie — è l’avvocato Giacomo Bugliani a rispondere alle nostre domande — nei confronti di due ragazze romene minorenni».


Cosa avrebbe commesso nei loro confronti?
«Le due ragazzine di 16 e 17 anni affermano che in più occasioni ci siano stati tentativi di palpeggiamento e toccamenti».


Quando sarebbero accaduti questi fatti?
«Nei mesi di gennaio e di febbraio».


Su cosa si basano le accuse?
«Solo sulle dichiarazioni delle due minorenni. Le ragazzine dicono che entravano in canonica e che lì ci sarebbero stati i toccamenti. Nell’ordinanza le accuse sono vaghe. E non abbiamo altri atti».


Don Peretti come risponde a queste accuse?
«Dice che questi fatti non sono mai accaduti, che è innocente. La sua colpa è di avere sempre aperto a tutti la porta per fare l’elemosina».


Ma come sono arrivati a lui?
«Queste ragazze sono state trovate dalla polizia a compiere atti sessuali con altre persone. Essendo minorenni è stata aperta un’inchiesta in mano alla Procura di Genova. Interrogate su chi avessero conosciuto in Italia hanno fatto evidentemente anche il nome di don Peretti».


Ed è stato arrestato per queste dichiarazioni?
«Nell’ordinanza di custodia cautelare ci sono riferimenti generici. Certamente la Procura non pensa a un tentativo di fuga. Ritengo quindi che si sia mossa così temendo la reiterazione del reato. Devo dire che non ravviso nessuna esigenza cautelare, che non ho capito la ratio di questo provvedimento».


Come intende muoversi?
«Farò tutto quello che è in mio potere. Appena potrò avere accesso agli atti presenterò istanza al tribunale della libertà».


Secondo lei perché è finito in questa inchiesta don Giuseppe?
«Non perchè abbia commesso i fatti che gli vengono contestati ma solo per estensione, probabilmente perchè le due ragazze lo hanno conosciuto bussando alla sua porta».


Quando gli è stato notificato il provvedimento restrittivo?
«Sabato all’alba quando era ancora a letto. Lo hanno portato in questura e io l’ho raggiunto lì».
Come ha reagito?
«Non sapeva cosa volessero. Ho trovato un uomo stupito che non aveva idea di cosa gli si fosse agitato intorno».
Aveva mai visto le due minorenni?
«Su questo non c’è certezza perchè non ha visto le foto delle due ragazzine. Lui apriva la porta e dava l’elemosina. E’ possibile che le abbia conosciute come no».


A due giorni dall’arresto, come sta?
«Isolato nella canonica, è un uomo distrutto, su cui pesa un’accusa infamante. Ma ha grande forza d’animo sapendo di essere innocente. Avendo problemi di cuore è stato visitato dal medico. Si sta curando ed ha bisogno di essere monitorato».
Cosa pensano i parrocchiani e i sacerdoti della diocesi?
«Ho ricevuto tantissime telefonate di attestati di stima da parte dei sacerdoti della diocesi. I parrocchiani la mattina di Pasqua, dopo la messa nella piazza antistante la canonica hanno cantato la sua canzone preferita e con striscioni gli hanno manifestato affetto e sostegno. Lui li guardava dalla finestra».


Come ha passato la Pasqua?
«Non potendo lasciare la canonica, ha celebrato lì la messa pasquale con le poche persone che possono stargli intorno».
Conosce gli altri due arrestati?
«Non sa chi siano, non ha avuto con loro nessun contatto».