Massa, 19 aprile 2010 - Farmoplant, una ferita che non si rimargina. La fabbrica di fitofarmaci di proprietà della Montedison, smantellata dopo il disastro ambientale del 1988 che costrinse alla fuga residenti e turisti e costò al territorio lacrime e soldi, continua a “regalarci” solo macerie. Sarà difficile per la città accettare la transazione deliberata dalla giunta comunale per chiudere in via stragiudiziale la causa civile avviata nel 1998, accettando un “risarcimento” di 750mila euro.

 

Non consola che la soluzione sia condivisa anche dal Comune di Carrara, che avrà 600mila euro, e dalla Provincia, che ne avrà 250mila. Ma stando a quanto dichiarato dal sindaco nell’ultima seduta di consiglio "non era possibile ottenere altro", perché la cifra grossa, quella per il risarcimento del danno ambientale, può reclamarla solo il ministero dell’ambiente. Roberto Pucci ha quindi invitato a guardare avanti: il territorio danneggiato dall’esplosione dell’impianto Rogor e dalla nube tossica in quel lontano 17 luglio 1988 dovrà far sentire la propria voce per far sì che il Governo investa qua i soldi che potrà ottenere da Edison. Di tutto questo si parlerà di nuovo nel consiglio comunale convocato per domani e venerdì alle 17: primo punto all’ordine del giorno è proprio la discussione sulla transazione tra Comune ed Edison spa, deliberata dalla giunta con atto 138 del 18 marzo scorso. 

 

La transazione riguarda la causa civile attualmente pendente davanti al tribunale di Genova. Ecco le informazioni desumibili dalla delibera 138. La causa era stata avviata dal nostro Comune davanti al tribunale di Massa nell’agosto del 1998 contro Edison spa (già Montedison spa) e gli ex dirigenti Giuseppe Bimbi, Maurizio Cesana, Marco Matteoli e Giovanni Stea, per chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti in conseguenza dell’incendio del 17 luglio. Edison e i quattro ex dirigenti si sono costituiti in giudizio contestando la fondatezza delle domande del Comune.

 

Con ordinanza del 28 febbraio 2002, il tribunale ha disposto l’integrazione in giudizio dello Stato, attraverso il ministero dell’ambiente, che sarebbe "unico soggetto titolato a percepire il risarcimento per danno di tipo ambientale": per questo "dalle richieste risarcitorie presentate dal Comune di Massa è stata espunta la parte riconducibile al danno ambientale". Successivamente la causa è stata riassunta davanti al tribunale di Genova e si trova nella fase di discussione circa l’ammissione delle istanze formulate dalle parti in lite. Il processo penale, invece, si è chiuso da anni con una sentenza che ha accertato la responsabilità civile di Edison e dei quattro dirigenti.

 

Nonostante questo, secondo l’avvocato del Comune è impossibile che l’ente riesca ad ottenere in sede civile tutto ciò che ha chiesto, ossia risarcimenti per i danni morali, ambientali, all’economia locale e patrimoniali. Nel corso del lungo svolgimento processuale, si argomenta nella delibera 138, «la quantificazione equitativa del danno di tipo morale ed economico effettivamente sofferto si è dimostrata particolarmente complessa ed incerta e ciò oggi giustifica un accordo transattivo che accolga comunque anche solo parzialmente le richieste del Comune".

 

A presentare la proposta di transazione ci ha pensato Edison spa, il 15 marzo scorso: "Con l’accordo proposto — prosegue la delibera 138 — vengono riconosciute al Comune tutte le spese riconducibili al danno patrimoniale che sono state documentalmente provate e dedotte in giudizio". La causa pendente avanti il Tribunale di Genova sarà abbandonata a spese compensate. Va detto che già negli anni passati c’erano stati tentativi di chiudere con una transazione la causa civile e alla fine, sulla base del parere espresso dall’avvocato, il Comune ha ritenuto di poterlo e doverlo fare.

 

Con la delibera 138, dunque, la giunta accetta la proposta di transazione trasmessa il 15 marzo 2010 da Edison spa, che prevede il pagamento al Comune, da parte della società, a saldo e stralcio di ogni pretesa risarcitoria, di 700mila euro e di altri 50mila come concorso nelle spese processuali sostenute dal Comune. Si tratta, sostiene ancora la delibera, di una «proposta migliorativa di analoga presentata in precedenza» e del resto «analoghe transazioni» saranno sottoscritte dal Comune di Carrara e dall’amministrazione provinciale».