Carrara, 22 gennaio 2010 - Ha camminato per oltre seicento chilometri, fino a ridursi i polpastrelli a un sottile strato di pelle sanguinante. Da Salerno a Pisa, in due mesi, e sarebbe andato anche oltre se qualcuno non l’avesse trovato malnutrito, spossato e con le zampe quasi a pezzi. Sarebbe arrivato fino a Carrara: perché tanto era lì che Rocky voleva tornare, dal suo amato padrone.

Gli ultimi cento chilometri gli sono stati risparmiati dal tatuaggio, grazie al quale i veterinari di Pisa sono riusciti a risalire a Ibrahim Fwal, un siriano che da tempo vive all’ombra delle Apuane e che da tre anni non si dava pace per sapere dove fosse finito il suo cane.

Ibrahim lo aveva preso cucciolo al canile di Massa, una palla di pelo in cui già si scorgevano i tratti del pastore tedesco. Da allora padrone e cane avevano formato una coppia indissolubile. Nota a tutti, per di più, perché il siriano d’estate aveva l’abitudine di portarlo al mare a bordo di uno scooter facendogli indossare un casco da bambini, neanche fosse un figlio. Quasi si parlavano i due, uno sguardo e Rocky filava a cuccia, un fischio e correva felice, un accenno di rimprovero per fargli capire che stava sbagliando.

Poi un giorno, mentre Ibrahim faceva il bagno e Rocky, come d’abitudine, lo attendeva sugli scogli, il cane è sparito. «Quando sono tornato sulla spiaggia — racconta il siriano — alcune persone mi hanno riferito di aver visto degli zingari portarselo via. Da allora non mi sono dato pace: l’ho cercato dovunque, ho girato tutti i canili della zona, ho fatto mettere annunci sul giornale, ma di Rocky nessuna traccia».

Passano tre anni, Rocky che era un cucciolone è ormai un cane adulto (oggi ha cinque anni) sempre più determinato a tornare dal suo padrone. Forse riesce a fuggire dagli zingari, oppure la comitiva lo abbandona perché non adatto alle mansioni cui lo volevano addestrare. Oppure chissà, la verità nessuno potrà mai saperla. Fatto sta che Rocky finisce a Salerno, settecento chilometri a Sud da Carrara. Sta in una famiglia ma, evidentemente, non si sente a casa.

Tanto che i suoi nuovi padroni gli mettono un collare con il loro numero di telefono: Rocky scappava spesso, almeno chi lo ritrovava sapeva dove riportarlo. Ma ogni volta era la persona sbagliata: per lui c’è solo Ibrahim. Due mesi fa l’ennesima fuga, questa volta quella «buona». Scappa e inizia a correre verso Nord. Come ce l’abbia potuta fare resta un suggestivo mistero. Il suo istinto e il suo fiuto, di certo, non lo hanno mai tradito, perché Pisa è lungo la strada che porta a casa ed è qui che Rocky è stato raccolto da qualcuno inteneritosi di fronte a quell’animale sfinito.

Prima una telefonata al numero di Salerno e la conferma che il cane era fuggito da un paio di mesi. Poi, finalmente, qualcuno si accorge del tatuaggio. Il nome del proprietario è un altro, non corrisponde alla famiglia del Sud. E’ un siriano di Carrara che subito viene avvisato.

«Non ci credevo, non ci potevo credere — racconta Ibrahim con le lacrime agli occhi — Quando me l’hanno portato a casa era in macchina e da dentro ha sentito la mia voce ha iniziato a fare il diavolo a quattro». Per Rocky la lunga strada era finita. Per Ibrahim il lungo penare aveva avuto finalmente un senso.