Il Partito democratico non trova pace La minoranza renziana accusa Ragoni

«Mantengono il caos interno sperando in benefici»

Renzi

Renzi

Carrara, 4 diicembre 2017 - «Mantengono il caos sperando di ottenere maggiori benefici». Non si placa la guerra nel Partito democratico e dopo le esternazioni di Luca Ragoni, presidente della commissione elettorale che ha invocato il congresso «per riportare giustizia», l’opposizione di tale gruppo di lavoro si affida a un documento in cui accusa Ragoni di «ergersi a paladino della giustizia e delle regole, dopo aver organizzato ogni manovra per evitare che questo congresso venga celebrato, andando anche contro, in maniera illegittima, alle disposizioni dei livelli nazionali». Ricordando che «il coordinatore ed altri membri di questa commissione sono deferiti alla commissione regionale di garanzia, per aver fatto, durante le ultime amministrative, campagna elettorale contro il Pd, i commissari firmatari del documento, Bellè, Peri, Baldini, Rivieri, Morotti e Della Pina scrivono che «la prima vera “violenza” alle regole è la composizione di questa Commissione, voluta dalla precedente maggioranza. Per noi commissari di minoranza, ma espressione della maggioranza del consenso del Pd emerso nell’ultimo congresso per l’elezione del segretario nazionale, non è mai stato possibile confrontarci seriamente ed addivenire a soluzioni condivise, perché, ogni volta, Ragoni si presentava con documenti già preconfezionati, discussi e scritti in altri luoghi e sui quali ci veniva chiesto solo di prendere o lasciare. A noi non rimaneva che votare contro. Non è un nostro problema la questione del fango gettato sul tesseramento 2017, che ha avuto come conseguenza la decadenza di due candidature, quella di Carrara e Pontremoli. Se si vogliono rispettare davvero le regole, non si deve cedere a mercanteggiamenti sui numeri e sulle candidature, dovendoci attenere esclusivamente, come più volte rappresentato nelle sedute della Commissione, a quanto deciso dagli organi superiori: platea congressuale sulla base dell’anagrafe iscritti 2016 e perentorietà dei termini per la presentazione delle candidature. Fuori di questo – prosegue il documento –, nessun diverso compromesso, se non un passo indietro sullo screditamento della legittimità delle modalità con cui si è svolto il tesseramento 2017, che, ci teniamo a sottolineare, ha riguardato persone che realmente hanno voluto iscriversi al Pd, per poter partecipare attivamente al rinnovo degli organi locali e finalmente respirare aria nuova nella nostra provincia. Se ancora si pone in dubbio la volontà dei nuovi iscritti, si potrà superare l’empasse con il conteggio numerico e fisico delle persone prima del congresso»