Cave, la Regione presenta il nuovo piano. I dubbi di Confindustria

L'assessore Ceccarelli: "Il documento è frutto di un percorso partecipato"

Una cava di marmo (Foto di repertorio)

Una cava di marmo (Foto di repertorio)

Carrara, 14 settembre 2019 - Sviluppo sostenibile e tutela delle risorse sono le parole chiave alla base del nuovo Piano regionale per le cave (PRC) adottato dal Consiglio regionale e attualmente nella fase delle osservazioni prima della sua approvazione definitiva. Un lungo lavoro preparatorio ha permesso di tracciare un quadro conoscitivo approfondito ed aggiornato dei giacimenti attivi e potenziali in Toscana.

Sono stati individuati gli ambiti in cui è riscontrabile la presenza di materiale coltivabile e definite le regole per la tutela e l'approvvigionamento. Tra gli obiettivi anche il perseguimento dell'autosufficienza locale di questo settore, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni, la promozione del riuso dei materiali recuperabili e la valorizzazione delle filiere produttive locali. Tutto questo per ridurre gli oneri ed i rischi ambientali ed al tempo stesso tutelare la disponibilità delle risorse minerarie locali, che non dovrebbero essere compromesse da usi impropri.

Il piano ha considerato 640 aree di risorsa sulle quali è stata effettuata un'analisi della pianificazione regionale, provinciale e comunale, dei vincoli e geologica. Sulla base di ricerche effettuate dalle Università di Siena, Pisa e Firenze, sono stati inoltre individuati oltre 300 siti di possibile interesse storico, distinti in tre tipologie: quelli di elevato valore storico/culturale/testimoniale nei quali non è consentito alcun prelievo di materiale, quelli in cui è possibile prelevare materiale ai fini del restauro di monumenti (art. 49 della lr 35/2015), infine siti di valore storico in cui comunque il materiale è comune o diffuso e quindi coltivabile ordinariamente.

Nel 2016 Le cave in Toscana risultavano essere 384, a fronte delle 393 del 2010. Nell'ultimo decennio, le conseguenza della crisi economica hanno provocato il dimezzamento dei volumi estratti, passati da 12,65 milioni di metri cubi del 2007 ai 6 milioni scarsi del 2016.

"Un'approfondita conoscenza della realtà estrattiva - ha spiegato l'assessore regionale al governo del territorio, Vincenzo Ceccarelli - è stata alla base della nostra azione e di tutte le scelte che abbiamo compiuto. Il PRC individua gli ambiti in cui è riscontrabile la presenza di materiale coltivabile e definisce le regole per la tutela e l'approvvigionamento dei materiali di cava. Traccia la cornice di regole in cui poi il Comune definisce nel dettaglio le zone escavabili e rilascia le autorizzazioni alla coltivazione delle cave. Tutto questo è frutto di un percorso partecipativo durato anni. Ci siamo confrontati in modo aperto, magari partendo da punti di vista anche molto diversi, per trovare alla fine sempre il modo di fare sintesi. Un risultato possibile solo perchè l'obiettivo comune era cercare soluzioni il pi&ugr ave; possibile condivise ed efficaci per coniugare sviluppo, sicurezza del lavoro e la tutela di beni primari ed essenziali come l'ambiente e il territorio".

"Il piano adottato non ci soddisfa ancora. È stato fatto un percorso di confronto con la Regione, ma è necessario continuare a lavorarci. Servono modifiche che lo rendano sostenibile per le imprese". Lo afferma il presidente di Confindustria Toscana, Marco Ranaldo, chiarendo la posizione dell'associazione di categoria

"Quello interessato dal piano- prosegue- e' un settore produttivo importante, sia per il contributo che fornisce a rilevanti filiere industriali della regione, sia perche' rappresenta oltre il 2% del nostro export nel mondo". Il leader degli industriali difende "la necessita' di modificarne alcuni punti, su cui siamo gia' al lavoro per presentare le nostre osservazioni. Dobbiamo garantire il lavoro di tutto il settore ed avvantaggiare ulteriori investimenti".