Parco delle Apuane, approvato il "Piano cave"

La disciplina adottata dal Consiglio regionale prevede che non sia ammessa l'apertura di nuove cave nell'area di protezione interclusa al parco. Il governatore Rossi rivolgendosi agli industriali: "Lanciamo una sfida: che questa ricchezza unica al mondo può dare più lavoro e essere valorizzata in loco?". Gli ambientalisti: "Ha vinto la lobby del marmo"

Presidio in via Cavour davanti a palazzo Panciatichi per chiedere tutele per le Alpi Apuane

Presidio in via Cavour davanti a palazzo Panciatichi per chiedere tutele per le Alpi Apuane

Carrara, 2 luglio 2014 - Il Consiglio regionale della Toscana ha adottato, a maggioranza, il cosiddetto 'Piano cave', contenuto all'interno dell'integrazione al Pt con valore di Piano paesaggistico, nei giorni scorsi al centro di numerose polemiche.

Per quanto riguarda le attività estrattive nel territorio del parco delle Apuane, la disciplina prevede che non sia ammessa l'apertura di nuove cave nell'area di protezione interclusa al parco. E' invece consentita, a determinate condizioni, la riattivazione delle cave dismesse da non oltre venti anni e l'ampliamento di quelle esistenti. Inoltre i Comuni, nell'ambito del procedimento di autorizzazione, dovranno accertare che le attività estrattive non interessino aree integre, né rinaturalizzate e non tocchino sentieri, percorsi e punti panoramici individuati nella pianificazione territoriale.

L'assemblea regionale si è espressa a maggioranza con il voto contrario di Fdi, Udc e Pt-Ncd, e l'astensione di Fi. Ora ci saranno 60 giorni di tempo per presentare le osservazioni al piano che dovrà tornare in aula per l'approvazione definitiva. Il Piano non riguarda i soli beni paesaggistici, sui quali ci sono già i vincoli dello Stato, ma l'intero territorio regionale nel suo complesso, secondo quanto previsto sia dalla Convenzione europea sul paesaggio che dal Codice nazionale dei beni culturali e del paesaggio. Al termine dei lavori il Consiglio toscano ha anche approvato una mozione bipartisan che impegna l'Assemblea regionale ad approvare definitivamente il piano entro la fine della legislatura. Nel corso della votazione finale anche Ncd si è astenuta sull'atto.

L'organizzazione globale Avaaz ha commentato l'approvazione del Piano Paesaggistico affermando che si tratta di una "vittoria della lobby del marmo e la sconfitta della giunta Pd di Enrico Rossi, il quale aveva promesso di non cedere alle pressioni delle aziende del settore, contrarie a qualsiasi limitazione all'estrazione selvaggia che sta distruggendo le montagne del Parco UNESCO delle Alpi Apuane per farne dentifrici e intonaci e depredare marmo che viene lavorato all'estero con pesanti effetti sull'occupazione locale". Alla vigilia del voto sul Piano, Avaaz e le associazioni ambientaliste hanno consegnato una petizione di oltre 87mila firme al Presidente Enrico Rossi e al Consiglio Regionale, chiedendo di fermare la distruzione delle Apuane. 

Il presidente della Regione Enrico Rossi, intervenendo in Consiglio regionale, aveva dichiarato nel corso della discussione dell'integrazione al Pit con valenza di Piano paesaggistico: "Superiamo una situazione di incertezza, di mancanza di previsioni precise e di vincoli. Rimane il fatto che, in applicazione della legge Galasso del 1985, le vette delle Apuane sopra i 1.200 metri sono salve. Questo è un punto irreversibile. Chi passa di lì vede qual è la situazione e noi non possiamo permetterla. Si aprono nuove cave e si lavora secondo principi nuovi più rispettosi dell'ambiente". "Vette e crinali sopra i 1200 metri devono essere tutelati - ha aggiunto - non siamo partiti dall'idea di chiudere le cave ma superare quelle interne al perimetro del parco delle Apuane. Non abbiamo mai pensato a un blocco delle attività di estrazione. Introduciamo regole precise, norme generali, che dovranno essere rispettate nelle autorizzazioni e nelle procedure". Altro obiettivo secondo Rossi è che "entro il 2020 il 50% estratto deve essere lavorato in loco perché ci sono molte forme di delocalizzazione. A Massa e a Carrara ci si lamenta che il marmo viene estratto, e tanto grazie alle nuove tecnologie, e poi portato via, diminuendo l'occupazione locale". Agli industriali, ha detto ancora, "lanciamo una sfida: che questa ricchezza unica al mondo può dare più lavoro e essere valorizzata in loco? Noi siamo disposti anche a metterci del nostro".