ANDREA LUPARIA
Cronaca

"Violenza sessuale? No, prestazioni pagate"

La difesa di un ventenne gioca una carta a sorpresa: sarebbe stato il minore a cercare l’escort e l’uomo avrebbe stabilito le tariffe.

di Andrea Luparia

Colpo di scena nel procedimento penale presso il Tribunale di Lucca contro una persona accusata di violenza sessuale ai danni di un minore. E a dare uno scossone al tavolo sul quale erano già disposti tutti gli incartamenti è stato un legale apuano: Daniel Monni, nato a Fivizzano. Ma ricapitoliamo un minimo la storia. Lo scorso 30 maggio il Tribunale di Lucca aveva convalidato l’arresto, avvenuto in Versilia, di un ventenne nato in un paese dell’Europa dell’Est ma da anni in Italia. L’uomo era stato arrestato in flagranza di reato con un minore italiano (non facciamo i nomi per evitare l’identificazione del minore). Adesso l’uomo è detenuto nel carcere di Prato e ha nominato suoi difensori gli avvocati Franco Gelli, del foro di Lucca e, appunto, Monni. I due legali giovedì scorso hanno presentato all’ufficio del Gip del Tribunale di Lucca “istanza di revoca o sostituzione della custodia cautelare in carcere“. E a sostegno delle loro tesi hanno presentato una consulenza tecnica “avente ad oggetto l’applicazione denominata Grindr (a quanto pare utilizzata di sovente dagli omosessuali ndr.) e la chat Istagram“. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che l’avvocato Angela Grasseschi, nellaveste di difensore della persona offesa, ha chiesto di rigettare tutte le richieste. E ha ricordato sia l’arresto in flagranza di reato che la testimonianza con cui l’accusato ha confermato di avere inviato un video con le scene di sesso al minorenne chiedendogli 2mila euro...

Identica l’opinione del dottor Salvatore Giannino, il sostituto procuratore della Repubblica che segue il caso e che ha espresso parere contrario “stante la gravità delle esigenze cautelari e la mancanza di elementi nuovi, successivi all’ordinanza di custodia cautelare“. Per il sostituto procuratore sono “sussistenti le esigenze cautelari“.

Detto questo, è necessario dire che la difesa ha svolto una vera e propria attività di investigazione, al termine della quale sono emersi quelli che i due avvocati definiscono “dati di fatto“. Secondo questa ricostruzione della vicenda, che, ripetiamo, è della difesa, sarebbe stato l’indagato ad essere “contattato ed ingaggiato dalla persona offesa (ovvero il minore)“. Non solo. “La persona offesa si era registrata in un sito riservato a soli soggetti maggiorenni“. Non a caso la consulenza tecnica evidenzia che l’applicazione Grindr prevede limitazioni di età con uso vietato ai minorenni.

Nell’istanza dove si chiede la scarcerazione o quanto meno gli arresti domiciliari o una misura cautelare comunque più tenue, gli avvocati Daniel Monni e Franco Gelli hanno trascritto “il contatto occorso tra il minorenne e l’indagato cristallizzato nella chat intervenuta tra i due il 15 maggio di quest’anno“. Ebbene, dopo una serie di convenevoli, a quanto si legge il detenuto si sarebbe definito “escort“ e il minorenne avrebbe chiesto i prezzi. A quel punto l’uomo avrebbe stabilito una serie di tariffe differenti a seconda della diversa prestazione sessuale.

Per i due legali, si legge nell’istanza, “l’atto di denuncia non solo trova smentita nei dati fattuali qui citati ma, casomai ed in aggiunta, s’appalesa come calunnioso“.

L’atto finisce ricordando al giudice che l’arrestato “prima dell’arresto lavorava come operaio, riprova ne sia il bonifico domiciliato a suo favore per prestazioni temporanee. E l’indagato, con la condotta processuale, dimostra di poter sottostare agli arresti domiciliari.

L’esperienza carceraria ha creato nell’indagato maggiore consapevolezza delle proprie azioni e maggior senso di responsabilità. Prova ne sia l’interrogatorio reso nonostante l’emersione di prove a suo discarico".

Il Gip ieri ha respinto la richiesta di scarcerazione ma i due legali andranno in appello davanti al Tribunale della Libertà.