"Violenza sessuale sulla nipote di 11 anni": nonno finisce sotto accusa

La difesa chiede una perizia per accertare la grave demenza senile dell’uomo. Ascoltato in aula il figlio dell’anziano che è sotto processo per i fatti di 7 anni fa

Il nonno è accusato di violenza sessuale sulla nipotina

Il nonno è accusato di violenza sessuale sulla nipotina

Massa, 13 ottobre 2022 - Colpo di scena nel processo che vede imputato un nonno accusato di violenza sessuale sulla nipotina oggi maggiorenne. La difesa dell’80enne ha chiesto una perizia per accertare la grave demenza senile attestata nel certificato medico prodotto dagli stessi legali dell’uomo. Nella prossima udienza programmata per il 2 novembre verrà affidato l’incarico a un perito che sarà chiamato a giudicare lo stato di salute dell’uomo e, cosa fondamentale, dichiarare se l’anziano sia mentalmente presente per affrontare le prossime fasi del processo e quindi essere giudicato.

Nell’udienza di ieri mattina davanti al giudice del collegiale Ermanno De Mattia (a latere Ilario Ottobrino e Antonella Basilone) e al pm Marco Mansi, ha parlato il figlio dell’uomo che ha, in sostanza, confermato quanto esposto dalla difesa: "No, mio padre non sta bene adesso, non ci sta più con la testa" ha amesso durante la testimonianza.

La vicenda riguarda una ragazza, oggi maggiorenne, che ha raccontato a distanza di anni d’aver subito una violenza sessuale messa in atto dal nonno paterno. Secondo la mamma dell’allora ragazzina (aveva 11 anni quando sono successi i fatti), parte civile nel processo, aveva raccontato in aula le storie che la figlia le avrebbe confidato, ovvero che quando era più piccola fosse stata invitata dal nonno a seguirla in camera da letto, l’avrebbe fatta sdraiare sullo stesso letto e l’anziano avrebbe cominciato a palparle il seno. Un fatto che se confermato avrebbe dello scabroso, diede poi seguito a comportamenti comprensibilmente radicali portati avanti dalla piccola. La mamma aveva ricordato che l’allora bambina non voleva più vedere suo nonno.

Era rimasta in silenzio per moltianni, poi aveva deciso di raccontare la storia una volta che alle scuole medie, durante una lezione di educazione sessuale tenuta dalla polizia postale, aveva capito che quel gesto che aveva patito non era giusto, che quel fastidio che aveva provato non era normale. All’inizio la piccola non raccontò quanto era successo perché si vergognava, pensava che nessuno l’avrebbe creduta, poi si è sfogata e successivamente aveva raccontato tutto anche agli psicologi che avevano parlato con lei per sincerarsi delle sue condizioni di salute.

Durante l’udienza precedente era emerso che c’era stato un altro episodio simile, che non era stato denunciato, patito da una parente più grande. La zia aveva raccontato di esser stata portata in cantina dal nonno e di esser stata costretta a toccare le parti intime dell’uomo, il quale si era mosso con il favore del buio. La donna aveva accusato quel fatto e per anni era affetta dal disturbo ossessivo compulsivo di lavarsi spesso le mani.