"Vendevano i blocchi fatturati per metà"

I dettagli dell’operazione King delle Guardia di finanza che svela una maxi evasione: coinvolti Bernarda e Alberto Franchi

Marmo (foto di repertorio)

Marmo (foto di repertorio)

Carrara, 12 novembre 2019 - L’hanno chiamata operazione King, dal nome dei blocchi di marmo bianco più bianco. E’ l’ultima indagine della Guardia di Finanza che inguaia la ditta Franchiumberto. Due le misure interdittive a carico di uno dei colossi del lapideo e il sequestro di 400mila euro. Così Alberto Franchi presidente dell’omonima azienda, su ordine del gip Dario Berrino, non potrà esercitare attività di impresa, per un anno, insieme al dipendente della Franchiumberto, Carlo Francesco Varni. Inoltre, a carico di Alberto Franchi, della sorella Bernarda, amministratore dell’azienda, e del dipendente Varni sono contestati reati tributari, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici. Coinvolto nell’inchiesta delle Fiamme gialle anche Andrea Rossi, amministratore delegato del Fiorino, che con Franchi è indagato, in concorso, per turbata libertà degli incanti ed è stato interdetto dal lavoro per sei mesi. I 432.355,30 euro sequestrati corrispondono alle imposte evase da Franchi.

Le perquisizioni hanno passato al setaccio non solo le abitazioni e gli uffici dei due titolari, ma anche sulla ricca flotta di barche e yacht di loro proprietà ormeggiati al Club Nautico, sarebbe emerso un modus operandi piuttosto disinvolto nella gestione delle aziende e nelle operazioni di vendita del marmo. Le perquisizioni sono state effettuate dalle squadre della Finanza di Lucca e Livorno, nonché dai militari del gruppo provinciale e della sezione operativa navale di Marina per la perquisizione delle imbarcazioni. Le misure cautelari sono state adottate dal gip dopo le indagini di polizia giudiziaria svolte, dal 2017 al 2018, sotto il coordinamento del Procuratore Marco Mansi e del sostituto Roberta Moramarco. Il gip ha accolto le richieste della Procura e ha confermato il pericolo di reiterazione dei reati. Le attività investigative sono state svolte attraverso intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali e hanno riguardato le modalità di vendita del marmo. Nel documento della Guardia di finanza si parla quindi di «un collaudato sistema di sottofatturazione dei carichi commerciali. Nella maggior parte dei casi, spedizioni verso i mercati asiatici, Stati Uniti e Brasile».

Proprio dal riferimento, durante una conversazione, a blocchi di particolare pregio, indicati in codice come “king”, il nome attribuito all’indagine. Gli investigatori hanno monitorato le operazioni di esportazione, acquisendo direttamente notizie sulle contrattazioni avvenute con compratori esteri o con loro intermediari e confrontando i prezzi concordati con quanto riportato nei documenti della contabilità ufficiale. La conferma della fatturazione falsa era data dal confronto con le indicazioni riportate nella documentazione doganale predisposta per l’esportazione.

A tal proposito, va ricordato che per le vendite all’estero, trattandosi di operazioni non imponibili, l’evasione ha riguardato le sole imposte dirette. «In tali dinamiche – recita il documento della Guardia di Finanza – il dipendente di Franchi, Varni, ha operato quale persona di stretta fiducia di Franchi, risultando a piena conoscenza degli accordi sugli importi reali delle compravendite e quelli da riportare nelle fatture, ribassati di una percentuale mediamente del 40-50%. Le somme dichiarate venivano regolate attraverso movimentazioni bancarie, mentre il surplus veniva corrisposto in nero e in contanti, spesso da alcuni intermediari, anche di origine straniera, ormai radicati nel territorio. Più volte, come emerso dalle conversazioni captate, le banconote sono state consegnate utilizzando un indumento appositamente predisposto, munito di doppifondi».

Metà in nero e metà fatturati. Così i blocchi di marmo bianco uscivano dai nostri monti e venivano venduti, se le indagini della Guardia di finanza saranno confermate, sui mercati esteri. In un anno i militari hanno accertato 12 operazioni per rilevanti importi, quasi esclusivamente riferite a cessioni all’esportazione che hanno prodotto la sottrazione di ricavi per 1.790.849 euro e corrispondente evasione di Ires per 429.803 euro, somme che hanno determinato il superamento della doppia soglia di punibilità stabilita per il reato di dichiarazione fraudolenta per l’anno di imposta “2017”.

Il carattere fraudolento delle operazioni è stato poi confermato nella delicata inchiesta «dalla falsità delle attestazioni doganali con indicazione di importi corrispondenti a quelli sottostimati indicati nelle fatture, nell’intento di rafforzarne la credibilità; dall’ indicazione nelle fatture di un prezzo di vendita medio, a dispetto della varietà di materiali venduti con diversità di prezzo, in relazione anche alla singola operazione commerciale; dalla tenuta di una contabilità parallela a quella ufficiale».

Rossi e Franchi dovranno rispondere del reato di turbativa d’asta per l’acquisto di una cava sottoposta a procedura fallimentare. «Franchi e Rossi – si legge nella sintesi dell’inchiesta della Finanza – in concorso, hanno alterato il regolare svolgimento del fallimento, con l’obiettivo di far andare deserta l’asta. Gli indagati si sono, in particolare, prodigati per allontanare possibili acquirenti e per alterare lo stato del bene, addirittura riempendo parzialmente la cava e ricoprendo di detriti alcuni blocchi di marmo già estratti. In questo modo – conclude la nota – , ai potenziali operatori è stata rappresentata una realtà distorta, facendo apparire il sito estrattivo di potenzialità ridotte e, conseguentemente, meno appetibile».