In vacanza da malata: licenziata

Scoperta dal datore di lavoro grazie alle foto sui social network

Il giudice del lavoro Augusto Lama ha respinto il ricorso contro il licenziamento

Il giudice del lavoro Augusto Lama ha respinto il ricorso contro il licenziamento

Massa Carrara, 7 luglio 2019 - «Sono incinta, non mi sento bene: resto a casa per un po’» ha detto al suo datore di lavoro accompagnando il messaggio con il certificato di malattia del suo medico curante. Fin qui nulla di male se non che lo stesso giorno, anzichè starsene a casa a riposare e curarsi, è salita su un aereo con destinazione Inghilterra per una vacanza in famiglia. E una volta atterrata ha cominciato a documentare il suo viaggio con foto, messaggi e emoticon sul suo profilo facebook, visibile a tutti anche quindi al suo datore di lavoro. Il finale? Facilmente immaginabile: al suo ritorno la donna (una 26enne originaria dell’Est Europa) ha trovato nella cassetta delle lettere la contestazione per il suo comportamento seguita di lì poco dal licenziamento disciplinare per giusta causa. Messa alla porta per quel viaggio fatto mettendo a rischio la sua stessa salute (era in stato interessante) oltre alla possibilità di guarigione. Vicenda finita sul tavolo del tribunale del lavoro con il ricorso contro il licenziamento presentato dalla 26enne respinto però dal giudice Erminia Agostini; esito analogo anche il successivo appello stavolta bocciato dal giudice del lavoro Augusto Lama. Vicenda nata come detto quanto la ragazza ha presentato un certificato medico al titolare della lavanderia di Montignoso dove era stata assunta tempo prima; poi la scelta di fare quel viaggio nella cittadina inglese di Woking, documentato passo passo con foto sul posto e i messaggi con gli amici rimasti in Italia o da incontrare in Inghilterra.

Proprio la cronologia dei messaggi ha messo nero su bianco quando e come la donna era stata in vacanza, ovvero nello stesso periodo del periodo di malattia. Ha cercato di giustificarsi col suo datore di lavoro sostenendo che quelle foto erano relative al viaggio di nozze fatto in Inghilterra mesi prima ma, come detto, ad inchiodarla è stata la cronologia dei commenti nelle immagini pubblicate sui social. Alla successiva richiesta di produrre le prove di quanto stesse sostenendo (quindi biglietti aerei e hotel) ha ribattuto lamentando un «atteggiamento ritorsivo e discriminatorio dell’azienda nei suoi confronti, trattandosi di una lavoratrice in gravidanza». Versione smentita invece dal giudice Lama nella sua sentenza con cui ha respinto il ricorso della 26enne, confermando il licenziamento per giusta causa nei suoi confronti.

Claudio Masseglia