Urbanistica, la ‘gabbia’ delle norme "Ex Astor e Mazzini inutilizzabili"

Le storiche sale di proiezione chiuse ormai da oltre dieci anni ma restano vincolate alla destinazione originaria. La richiesta di modificare l’uso degli spazi non è mai stata presa in considerazione dal Comune

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Della grande epica del cinema restano tracce sparse in Italia. Ci sono stati anni ricchissimi, quando le sale spuntavano un po’ ovunque. Poi sono cambiati i tempi, i gusti e gli stili, sono nate le multisala e i vecchi cinema spesso sono caduti in disgrazia. Nella migliore delle ipotesi qualcuno ha conosciuto nuova vita, un recupero funzionale in cui comunque proiettori e grandi schermi sono spariti per sempre. Altre sale, invece, non hanno più sentito applausi o risate: scatole vuote senza presente o futuro. E’ il caso degli ex cinema Astor di via Bastione e multisala Splendor di piazza della Stazione a Massa di proprietà della famiglia Scarpellini.

I due cinema hanno trasmesso gli ultimi spettacoli ormai più di 10 anni fa, sono rimasti al buio dopo l’apertura del Multisala Splendor 7 di via Dorsale. Negli anni sono state portate avanti tante battaglie per farli riaprire, per trovare a quelle sale una nuova destinazione che potesse arricchire l’offerta della città ma nessuna impresa sta in piedi se non è economica. E trattandosi di spazi privati, l’investimento deve avere una logica.

"Avremmo dovuto vendere i vecchi cinema quando ancora c’era mercato – sottolinea Vasco Scarpellini –. Nel 2008 si poteva fare, c’era interesse. Dal 2011 quando abbiamo realizzato il multisala a oggi no". E il problema di quei due spazi è che nel Regolamento urbanistico sono vincolati a una destinazione d’uso che secondo il patron del cinema non ha sbocco, almeno così. In particolare per l’ex Mazzini di viale della stazione aveva presentato un’osservazione al Regolamento urbanistico "che non è stata presa in considerazione. E’ difficile sfruttare un volume come quello del Mazzini a scopo culturale". La dicitura esatta è quella di ‘attrezzature d’interesse comune, sociali e ricreative eo per il tempo libero’ ma il tecnicismo non migliora la sorte dell’ex cinema che resta lì, vuoto e abbandonato.

Già nel 2015 lo stesso Scarpellini nell’osservazione evidenziava che "l’attività di cinema è cessata nel 2011 perché antieconomica e l’edificio da allora è inutilizzato ed in stato di degrado". Chiedeva un cambio di destinazione d’uso, in residenziale se possibile almeno in parte, come nel resto del tessuto circostante, altrimenti "il proprietario viene costretto a sopportare unicamente i costi di manutenzione limitandone la libertà di iniziativa economica e commerciale, senza alcuna motivazione di interesse pubblicourbanistico, violando in tal modo anche il principio costituzionale e comunitario della libera iniziativa economica". Osservazione caduta nel vuoto, però. E il Mazzini resta lì, come l’Astor in via Bastione: entrambi vuoti e inutilizzati. "Ho parlato qualche volta con il sindaco, anche quello attuale prima della pandemia. Poi più niente. E’ difficile dire che cosa fare lì, come investire. Ci sono volumi per appartamenti, studi, negozi, che sono le destinazioni preminenti nella zona. Sicuramente non svendiamo perché non ne abbiamo necessità".

La voglia di dare una svolta però c’è, per l’ex Mazzini come per l’Astor: "Mi piacerebbe dargli una destinazione. Dobbiamo però capire che i rapporti si sono invertiti. Una volta c’era il cinema che richiamava, ora i cinema li mettono nei centri commerciali – conclude Scarpellini –. Quindi serve sempre qualcosa che faccia da traino per il pubblico e allora si innesca un movimento virtuoso anche in centro invece di quello perverso di ora che chiude tutto. A volte partecipo alle riunioni di condominio per l’Astor e mi prende l’angoscia se penso a come era bello, come tutto il palazzo quando l’abbiamo inaugurato". Francesco Scolaro