Una vita tra ferri da stiro e abiti ’La coccinella’ va in pensione

Piera Fruzzetti e il marito Giuseppe Radicchi passano la mano dopo 20 anni di onorata carriera "I clienti sono diventati una famiglia. C’è chi mi ha detto: ’Se hai bisogno di qualcosa chiamami pure’".

Una vita tra ferri da stiro e abiti ’La coccinella’ va in pensione

Una vita tra ferri da stiro e abiti ’La coccinella’ va in pensione

Dopo vent’anni passati a stirare e smacchiare la biancheria, il 22 settembre Piera Fruzzetti e il marito Giuseppe Radicchi della lavanderia ‘La coccinella’ di via Cavour si godranno la meritata pensione. Una parte di vita trascorsa a contatto con i clienti, che ormai per Piera e Giuseppe alla soglia dei 70 anni erano diventati un po’ come una seconda famiglia. Qualcuno pur di non rinunciare alla loro professionalità arrivava anche dalla vicina Spezia. E se qualcuno pensasse che lavorare in una tintoria sia una passeggiata, Piera assicura di no, soprattutto negli ultimi anni. "I tessuti sono cambiati tantissimo – racconta Piera – adesso sono tutti di plastica e i colori non reggono. I cartellini non sempre dicono quello che si legge e purtroppo i capi ’made in Italy’ sono ben pochi. I tessuti sono peggiorati in tutto, specialmente quelli che si acquistano su internet, alcuni non si possono stirare perché sono fatti di plastica".

E se Piera rimpiange i tempi in cui il cotone era cotone e la lana era lana, nella sua carriera ha portato a termine numerose missioni impossibili. "Spesso sono arrivati dei clienti disperati perché avevano dei giubbotti macchiati di resina o di tinta e mi hanno chiesto di riportarli al nuovo, altre volte erano macchiati di varichina. Riuscire ad accontentarli era la soddisfazione più grande. Tante volte abbiamo riportato al candido la biancheria ingiallita della nonna". E ora? "A malincuore andiamo in pensione, il contatto con i miei clienti sarà la cosa che mi mancherà di più. Avevamo circa un centinaio di clienti, ma erano affezionati a noi e noi a loro. Qualcuno mi ha detto ’Guarda Piera che se ho bisogno di qualcosa te lo porto a casa, non posso credere che state chiudendo’. Sono triste per la chiusura, ma è arrivato il momento di riposare". Con l’avvento delle grandi catene e delle lavanderie self service, voi avete avvertito un contraccolpo? "Assolutamente no – prosegue –, il lavaggio a secco che facciamo noi loro non possono farlo. E poi la nostra era una clientela abituale. Venivano molti professionisti per portarci le camicie, altri le divise, da aprile a fine giugno i clienti del cambio stagioni e quelli delle cerimonie e comunioni, e poi in stagione i piumoni. Oltre naturalmente al servizio veloce ’Piera me la fai questa camicia che mi serve stasera’. È difficile lasciare e mi resteranno tanti bei ricordi. Ringrazio tutti i miei clienti per la fedeltà dimostrata in tutti questi anni. Ci mancheranno tanto".

Alessandra Poggi