Una giornata in prima linea con gli eroi Covid

Il nostro viaggio con i soccorritori della Misericordia "Stiamo combattendo un nemico invisibile"

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di Maria Nudi

Scenario Covid 19: il soccorso vissuto da vicino. Un’emozione forte vissuta nella sede della Misericordia di viale Roma per capire come funziona il soccorso Covid 19 organizzato dalla Confraternità a marzo, quando la pandemia ha sconvolto la quotidianità delle vite di ciascuno di noi. Michela Piccinini, neo direttrice, racconta alla Nazione questa esperienza, unica, irripetibile che ha cambiato i cuori della grande famiglia di viale Roma. "Le squadre anticovid sono composte dall’autista e dal soccorritore, entrambi di livello avanzato. Siamo operativi su 24 ore, i turni sono dalle 8 alle 14, dalle 14 alle 20 e dalle 20 alle 8. Abbiamo una linea cellulare dedicata agli interventi Covid e l’ambulanza, la 39, che comunica direttamente con la centrale operativa del 118. Oltre a questo abbiamo una decina di squadre grazie alla disponibilità delle persone che hanno scelto di soccorrere i cittadini sfidando anche la pandemia. Chi ha scelto questa sfida è consapevole di potersi contagiare e di poter portarlo a casa. Ogni squadra Covid vive questa esperienza in modo diverso, ma lavorare quasi sempre con lo stesso partner crea maggiore sicurezza e le protezioni sono essenziali". Già le protezioni. Piccinini entra nel dettaglio mentre Alessandro Conforto, di nome e di fatto, e Silene Di Muro, sguardo che accarezza i pazienti, sono di turno Covid dalle 8 alle 14. Intorno alle 10.30 hanno già vissuto un paio di servizi Covid. "Abbiano protezioni di primo livello, camice e mascherine e di secondo livello quelle che nell’immaginario collettivo ci accomunano agli astronauti. Chi è di turno non sa a cosa va incontro, al tipo di intervento da affrontare. Ci sono turni in cui l’ambulanza 39 rientra solo alla fine ed altri invece in cui riesce a rientare in attesa della chiamata successiva. Il mezzo viene sanificato e gli operatori osservano il protocollo. Rispetto a marzo questo secondo scenario lo affrontiamo con consapevolezza diversa e con maggiore preparazione". Mentre Piccinini parla, il racconto si interrompe quando un operatore dice " Sono arrivati" e sul piazzale appare la 39 con Conforto e Di Muro. La Nazione li vede scendere e l’emozione è forte, non è una fiction, ma la vita, quella autentica. E ogni volta che questa ambulanza rientra la grande famiglia della Misericordia tira un sospiro di sollievo: sul mezzo sono in due, ma moralmente sono tutti con loro. "Ciao sono Alessandro Conforto", si presenta così questo “eroe “ del quotidiano, dal cuore grande, il cui cognome calza a pennello.

Racconta con parole semplici questa esperienza. "Significa mettersi a disposizione di chi ha bisogno e di chi è davvero (sottolinea con lo sguardo e l’emozione) in difficoltà. Si combatte un nemico invisibile. Sa quanti amici ho soccorso e quanti conoscenti?". Accanto a lui Silene Di Muro, madre di due figli. "Ai miei figli dico di stare attenta. E’ un’esperienza tosta, non è spiegabile a parole. Non ho paura e quando rientro a casa si cerca di lasciare tutto fuori dalla porta. Non è facile. Quando vedo i pazienti anziani che cercano conforto spero che nel mio sguardo lo trovino. Sfioro le mani". Emozioni, brividi di cuore, commozione quando Alessandro, Silene e Michela dicono "Speriamo che finisca presto. La cosa più difficile è non abbracciare chi soccorriamo. In un intervento normale lo faremmo". Il Covid è anche questo: tenere a bada il cuore di chi ne ha tanto.