Un nuovo centro antiviolenza Donne in difficoltà a San Martino

Nella ex pretura si inaugurano i locali gestiti dal Cif: un pool di sostegno di legali, psicologhe e medici

di Cristina Lorenzi

La giornata della violenza sulle donne sarà celebrata a Carrara con il taglio del nastro del nuovo centro antiviolenza. Venerdì sarà aperta alla città la palazzina del custode della pretura che diventerà il porto sicuro di tutte le donne che sono in difficoltà. Gestito dal Cif, il centro di San Martino, che sostituisce i locali della Carriona al Mulino Forti, sarà uno sportello per chi ha subito violenza che lì troverà un porto protetto e assistenza legale, medica, psicologica. Sono un centinaio le donne che ogni anno escono da un percorso di terrore grazie all’aiuto del team del Centro antiviolenza. Presieduto da Nella Pisani, medico specialista, coordinato da Francesca Menconi, da sempre in prima linea per i diritti delle donne, e formato da un pool di avvocati, assistenti sociali e psicologhe, il centro accoglie e risolve i problemi di centinaia di donne l’anno.

Illustra i dettagli di come opererà il centro la stessa Francesca Menconi: "La palazzina di circa 250 metri quadrati ha due uffici chiusi per garantire la riservatezza, un ingresso, un bagno per disabili, uno sportello di ascolto legale e psicologico e corsi di formazione. Inoltre abbiamo un bellissimo cortile che potremo aprire per incontri alla città per conferenze. Gli accessi – spiega Menconi – sono diminuiti durante il lockdown per difficoltà a tenere aperto, ma adesso stanno risalendo per ovvi motivi. Prima della pandemia erano un centinaio poi sono scese a 80, ma adesso stanno risalendo se non addirittura aumentando. Anche le denunce contenute in una ventina l’anno sembrano destinate a salire. Pensi che gli omicidi sono calati nel nostro Paese, mentre i femminicidi sono in aumento".

Che tipo di donna si rivolge al centro?

"L’accesso è trasversale. Le donne che arrivano da noi sono di tutti i tipi: vanno dalla disagiata all’extracomunitaria, all’impiegata alla professionista. La violenza non guarda a ceti o soldi o posizione sociale. Così come gli uomini che vengono denunciati sono di tutti i tipi dal professionista all’operaio. Non tute le donne che vengono qui vanno poi a denunciare, per molte il problema si risolve con una presa di coscienza. Molte si fortificano e riescono ad allontanarsi e rifarsi una vita in altre città. Alcune a seconda della situazione familiare vengono allontanate dal nucleo e messe, con l’assistenza del Comune, in residenze protette, altre vengono assistite senza essere isolate. Abbiamo anche la convenzione con il centro per l’impiego dove le donne che hanno subito violenza hanno un canale preferenziale nella formazione e nell’essere inserite in progetti di borse lavoro per aver competenze utili da spendere in contesti lavorativi".