Turni di lavoro massacranti Pagati meno di due euro l’ora

Capolarato: arrestato titolare pakistano, indagata una connazionale. Operazione "Kebab Master": perquisizioni nei locali di Massa e Prato

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di Alfredo Marchetti

Obbligati a lavorare 13 ore al giorno per 7 giorni a settimana durante tutto l’anno e percependo una remunerazione netta di 1,92 all’ora. Hanno vissuto una vera e propria odissea i dipendenti di Asif Riaz Muhammad di 36 anni, ritenuto responsabile del reato di caporalato. L’indagine denominata "Kebab Master", che ha visto perquisizioni a Massa e Prato, portata avanti dal comando provinciale dei carabinieri, è sfociata nell’arresto del 36enne pakistano. Il nucleo Ispettorato del Lavoro provinciale è stato coordinato dal pubblico ministero Roberta Moramarco nell’ambito delle indagini a lei delegate dal procuratore capo Piero Capizzoto. Il Gip accogliendo in pieno la richiesta della Procura, ha disposto inoltre la misura cautelare del controllo giudiziario nei confronti dell’arrestato e della sua connazionale T.A. di anni 32, indagata per il medesimo reato, rispettivamente titolari di due aziende di ristorazione che sfruttavano gli operai. Partendo da alcune segnalazioni da parte di cittadini ai carabinieri e all’Ispettorato del Lavoro di Carrara, i militari hanno avviato una complessa indagine che ha reso possibile individuare una serie di condotte di sfruttamento di sei lavoratori pakistani che erano impiegati in attività commerciali di Massa e Montignoso. Gli stessi erano obbligati a lavorare 13 ore al giorno per 7 giorni a settimana durante tutto l’anno e percependo una remunerazione netta di 1,92 all’ora contro i 6 euro previsti e alcuni di essi a svolgere sempre turni notturni, senza alcun rispetto delle norme a tutela dei lavoratori. Gli stessi dimoravano in locali angusti in un appartamento a Montignoso nella disponibilità di un indagato. Le vittime, costrette dalla necessità di inviare l’esigua retribuzione ai familiari in Pakistan soggiacevano quindi a condizioni di sfruttamento da parte dei due connazionali.

I carabinieri, per evidenziare la condotta dei caporali, per mesi, hanno effettuato servizi di osservazione e pedinamento ed hanno acquisito testimonianze dei lavoratori e di clienti, che hanno

confermato le gravi condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati gli operai, in un regime di sopraffazione, messo in atto da altri connazionali. L’odierno epilogo dimostra quanto sia importante segnalare alle autorità preposte ogni violazione in materia di lavoro. In tale settore l’Arma, oltre alle ordinarie strutture presenti sul territorio (stazioni, compagnie e comandi provinciali), può contare sul contributo dei nuclei dell’Ispettorato del Lavoro, reparti specializzati nel contrasto a tutte le violazioni in materia di lavoro, con particolare riguardo al fenomeno del caporalato che, come numerose indagini hanno dimostrato, è tristemente diffuso su tutto il territorio nazionale e non solo nel settore dell’agricoltura.