Tessuti vintage sul telaio della vita E’ il “Senza titolo“ di Scaringella

L’opera fa parte della rassegna “Kamara“ nella Chiesa delle Lacrime per il festival White Carrara

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Che nome dare al fluire inesorabile del tempo? Al suo sfuggirci dalle mani, incapace di essere ingabbiato o ristretto dalla nostra propensione al finito e dai nostri limiti, percettivi, sensoriali, intellettivi? A far riflettere sulla caducità e sulle nozioni di finito-infinito la mostra "Kamara", a cura di Maila Buglioni, sarà visitabile fino al 19 giugno all’interno della kermesse White Carrara. “Senza titolo“: così sentenzia l’opera site specific dell’artista carrarese d’adozione Silvia Scaringella, nella rassegna allestita in una spoglia ed essenziale Chiesa delle Lacrime, che sembra sia stata realizzata apposta per accogliere la pura, intensa spiritualità che emana l’installazione, che si completa con le musiche di Pierpaolo Cipitelli e le poesie di Ivan Schiavone, pronunciate dalle voci di Sara Davidovics e Paolo Rossi. "Concept dell’esposizione è – secondo la curatrice – creare un ambiente immersivo, uno spazio in cui l’intervento scultoreo, sonoro e poetico si fondono per dar origine a suggestioni inedite, emozioni mai provate all’interno del contesto ecclesiastico". "Mi sono chiesta, in un periodo complicato come quello contemporaneo, in fondo che cosa resta all’uomo? La risposta che mi sono data la presento qui, con l’installazione alla quale ho lavorato a lungo, ragionando su ciò che è finito e ciò che non lo è – racconta l’artista – Nella chiesa offro la mia interpretazione, lasciando ai visitatori la possibilità di completare la mia opera con le loro osservazioni, che contribuiscono al significato di ciò che ho composto a partire da una serie di tessuti per telai da casa". Appena varcata la soglia della Chiesa, una delle più tristemente legate all’anima e alla storia di Carrara, percepiamo ancora il ritmo lento dello scorrere dell’acqua nella vicina fontana della Sirena e il percorso che ci porta verso l’installazione si carica di una tensione spirituale colmata dalla musica e dalle parole pronunciate in lontananza, versi tratti dalle “parole e apostasie“ contenute nella raccolta di poesie “Tavole e stanze“ di Schiavone. "Ho iniziato a interessarmi ai tessuti vintage nel periodo del secondo lockdown e mi sono appassionata a questa tecnica che a me pare affine al metodo di lavoro che utilizzo nel scolpire il marmo – specifica l’artista – poiché vado a togliere qualcosa, a creare un solco, che a seconda del punto di vista va a suggerire delle immagini che per me rappresentano la Bellezza". Mentre ci allontaniamo, sentiamo quasi le mani di Penelope e di Silvia, che si affrettano al telaio nel tessere quei ricami che altro non sono che metafora della condizione umana.

Giulia Frigerio