Sul porto di Carrara l'effetto Cina

Cisl e Fit chiedono all'Autorità portuale cosa succederà con gli investimenti previsti a Genova

Lavoratore del porto di Marina di Carrara (foto d'archivio)

Lavoratore del porto di Marina di Carrara (foto d'archivio)

Carrara, 25 marzo 2019 - A Genova arriveranno i cinesi, la Regione Liguria negozierà col governo l’autonomia portuale e lo scalo di Marina di Carrara che fine farà? A porre la domanda sono Cisl e Fit Cisl ToscanaNord. E così il sindacato chiede un incontro urgente con la Port Autority della Spezia, meglio nota come Port Autority del Mar Ligure orientale comprende il porto della Spezia e quello di Marina di Carrara. In una nota Andrea Figaia, segretario Cisl Toscana nord ricorda alcuni dati: «Da alcuni anni l’Autorità portuale è governata da una dirigente ligure, Carla Roncallo. In questi giorni stanno accadendo cose che potranno cambiare anche sostanzialmente l’organizzazione e il destino dei porti toscani e liguri. Due cose in particolare: l’applicazione dell’autonomia regionale ‘differenziata’. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno siglato l’accordo che andrà in Parlamento. Le altre regioni, Toscana e Liguria incluse, hanno inviato i propri memorandum alla Conferenza Stato Regioni per iniziare il negoziato sulla gestione di attività, servizi o competenze statali. Tra cui la portualità. La Liguria parla di portualità ligure, la Toscana di portualità toscana. Piccolo particolare: Marina di Carrara sta con La Spezia».

Poi Figaia ricorda che «negli ultimi anni sono arrivati a Carrara imprenditori liguri che hanno rivitalizzato le banchine di Marina. Parlo di Grendi e Perioli. La Toscana invece ha dimostrato di puntare sul binomio Livorno-Piombino. La Regione disse ‘andate con i liguri’ ma rimanendo Carrara in Toscana questa scelta - noi l’avevamo detto - scontava difficoltà amministrative cambiando il contesto di mercato, cosa che nella portualità capita spesso. Il memorandum con i cinesi prevede la spesa di un miliardo su Genova (e il sottosegretario che ha gestito il dossier è genovese) e questo può cambiare il contesto. La Spezia ha banchine piene (container da e per la Cina) Genova ne ha vuote e vuole crescere costruendo la nuova ‘diga frangiflutti’. Marina di Carrara non si occupa molto di container data la poca capacità del bacino di accesso e considerate le sue dimensioni e quelle delle navi transoceaniche. Al momenti i nostri soci di maggioranza spezzini stanno facendo bene. Ma quando si altera il mercato, alla lunga si distrugge ricchezza. Senza dimenticare che simili investimenti infrastrutturali andrebbero decisi in Europa e che i beni non bisogna solo importarli...»

Infine il segretario Cisl sembra decisamente pessimista sul futuro di gran parte della portualità: «Il futuro è l’automazione dei porti con riduzione di posti di lavoro e con disagi per i ‘porti città’. Non a caso a Vado Ligure è ormai pronto un nuovo porto, completamente automatizzato, diciamo ‘4.0’, dove i cinesi hanno investito circa un miliardo di euro per esportare in Italia beni del loro paese. Come si coniuga tutto questo col memorandum inviato a Roma da Genova che prevede la portualità ligure e che fine farà Marina di Carrara? Ci lavorano decine di imprese e centinaia di lavoratori...».