Storie di ordinaria difficoltà Voce alle donne della residenza

La residenza di via delle Tortore, la prima social house comunale, è stata inaugurata nel 2015 per portare fuori dagli alberghi le persone in emergenza abitativa e aiutarle a un inserimento sociale, seguite da associazioni scelte con bando pubblico. Era stata individuata come soluzione tampone per consentire alle famiglie e alle persone in difficoltà di disporre gratuitamente (che poi così non è per chi percepisce un minimo reddito) di un alloggio in attesa di percorsi risolutivi. "Quando ho ottenuto il reddito di cittadinanza – spiega Patrizia - le assistenti sociali mi hanno chiesto 300 euro d’affitto. Risposi che non li avevo. E allora mi chiesero quanto, nel reddito, avessi di liquido a disposizione. Erano circa 180 euro e glieli diedi". La residenza avrebbe dovuto essere uno spazio occupato a rotazione, man mano che i soggetti avessero recuperato la loro piena autonomia. Purtroppo, come si è dimostrato, qualcosa è andato storto e ci sono famiglie massesi che vivono in un’aula, in promiscuità, da sette anni. Noi de La Nazione siamo arrivati alla residenza di via delle Tortore dietro invito ad una conferenza poi rimandata. Ma le donne residenti ci hanno accolto benevolmente, aprendoci le porte sul loro dramma. Di cinque, adesso restano tre nuclei da sistemare con l’auspicio che quella struttura, una volta svuotata, venga ristrutturata con i risparmi accantonati in questi sette anni e che le cinque aule presenti possano essere fuse in piccoli appartamenti dignitosi.

Angela Maria Fruzzetti