Spini rilancia l’idea di far diventare i castelli della Lunigiana patrimonio Unesco

L’ex ministro ricorda quanto avvenne grazie alla legge approvata negli anni Ottanta che portò al restauro, solo nel nostro territorio, di sei antichi manieri

Rilanciare i castelli della Lunigiana è una priorità. Sarebbe bello farli diventare Patrimonio dell’Unesco. Una proposta che era stata lanciata dall’ex ministro Valdo Spini, già autore di una legge, negli anni Ottanta, per il rilancio dei castelli di Lunigiana. Purtroppo sono pochi quelli aperti al pubblico, alcuni sono chiusi, altri in stato di degrado, altri privati, ma sono tutti un grande valore del territorio. Era stato Spini, nel settembre 1980, a presentare la proposta di legge chiamata ‘Norme per la salvaguardia, il restauro, la valorizzazione dei castelli e dei luoghi fortificati della Lunigiana Storica’, seguita da un convegno di presentazione al Comune di Aulla pubblicato poi in "I castelli della Lunigiana", atti del convegno di studio. Da allora sono cambiate molte cose, c’era stata una riunione al Ministero dei Beni culturali con tutte le autorità interessate per recepire i contenuti della proposta di legge non in una legge speciale, in uno dei Progetti da finanziare sul Fio (fondo investimenti occupazione). Dopo l’approvazione del progetto Fio, c’era stato il restauro di sei castelli: quello di Malgrate di Villafranca, il Castello Malaspina di Massa, di Lusuolo nel comune di Mulazzo, di Terrarossa di Licciana Nardi, della Brunella di Aulla e del Castello del Piagnaro di Pontremoli, quest’ultimo oggetto successivamente dell’intervento per il Museo delle Statue Stele. "Il totale degli interventi attivati nella provincia era stato di otto miliardi di lire - commenta Valdo Spini -. Il progetto Fio era interregionale e comprendeva anche restauri nella Provincia della Spezia. Poi ci sono stati interventi della Regione con i Fondi Europei e si mosse l’allora assessore alla cultura Mariella Zoppi. Quando venni in visita in Lunigiana con Eike Schmidt, storico dell’arte tedesco e direttore delle Gallerie degli Uffizi, uno dei tecnici indicò sulle mappe esposte la parte di restauro che si deve alla mia proposta di legge".

Monila Leoncini