
Ancora una fumata nera nel Pd in vista delle elezioni. Nella riunione di ieri sera della segreteria comunale, con la presenza da remoto del coordinatore regionale Luca Sani, è stata sancita la spaccatura, già evidente, all’interno del partito. Una discussione animata, dove non sono mancati gli scontri verbali, che alla fine ha prodotto un solo risultato: non ci saranno primarie. Sarà scelto un nome interno oppure sarà dato l’appoggio a un candidato esterno, ma in tutti i casi la scelta non sarà unanime e non si escludono uscite di scena. La decisione sarà presa lunedì al termine di un’altra riunione che è già stata convocata. Sani ha fatto appello al senso di responsabilità di ognuno: sarà sufficiente in extremis a mettere insieme le varie anime del partito?
Ricordiamo che nel variegato mondo del centrosinistra sono già in campo le candidature a sindaco di Fabio Evangelisti, Cesare Maria Ragaglini, Andrea Barotti, Guido Mussi, Fabio Cristiani e Massimo Spallanzani. E siamo sempre in attesa degli eventuali candidati dei Socialisti, del Polo Progressista e di Sinistra (Nicola Cavazzuti?) e del Terzo Polo, anche se Azione – non certo Italia Viva – sembra strizzare l’occhio a Persiani. All’appello manca come detto il Pd, il partito che anche alle ultime deficitarie elezioni politiche, a Massa, ha ottenuto più del 20% dei voti. I suoi elettori si chiede da tempo cosa stia succedendo. La risposta è semplice e complessa nello stesso tempo: non c’è accordo su un nome. In questi casi la soluzione delle primarie appariva obbligata, anche per evitare una ridda di candidati che finirebbero per mangiarsi i voti e fare il gioco del centrodestra. Una soluzione che aveva il sostegno degli ex sindaci Roberto Pucci e Alessandro Volpi e del consigliere regionale Giacomo Bugliani, ma che non è passata per motivazioni diverse, oltre al fatto che avrebbero corso in pochi: non c’è tempo, non c’è chiarezza sulle regole, non c’è accordo sul programma. Insomma, tra divisioni e veti incrociati il Pd è ancora in alto mare a 2 mesi dalle elezioni. Molti si chiedono come mai il nuovo corso di Schlein non sia intervenuto formalmente. Il punto è che non è possibile in quanto non ufficialmente insediato. Solo ’moral suasion’.
Com’è noto, la candidatura che avrebbe messo d’accordo tutti è quella di Bugliani: anche chi non lo ama non avrebbe opposto resistenza. Ma il consigliere regionale si è tirato fuori, preferendo concludere il mandato in Regione. E si è tornati al punto di partenza. Una parte delle sezioni (Marina e Quercioli) spinge per un accordo con Ragaglini (ora forse in pole position), altre invece sono per l’ex deputata Martina Nardi e per sostenere l’ex parlamentare Evangelisti; un’altra parte ancora è per Vincenzo Tongiani. Poi ci sono le disponibilità, più o meno dichiarate, di Eleonora Biancolini, Bruno Ciuffi e Gabriele Carioli. Ma il punto resta il solito, riunione dopo riunione: non c’è intesa.
Luca Cecconi