Smascherata una ’gang’ di truffatori

A Genova il pm Manotti ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio di 7 immigrati dal Marocco che da tempo abitano in provincia

Migration

di Andrea Luparia

Sarà il giudice a stabilire se sono i sette immigrati dal Marocco i responsabili dei furti che interessarono la nostra provincia, e non solo, tra il 2016, il 2017 e il 2018. Intanto però nei giorni scorsi, a Genova, il sostituto procuratore della Repubblica, Federico Manotti, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio di sette uomini, tutti nati in Marocco ma all’epoca dei fatti residenti nella nostra provincia. Secondo gli inquirenti, in pratica la banda riusciva a ottenere strumenti di pagamento elettronico (carte di credito) i cui codici (carpiti su internet o con altre modalità) venivano poi utilizzati per acquistare “on line” (anche su commissione terzi) telefoni, biciclette, dispositivi informatici, elettrodomestici, pezzi di ricambio per auto eo servizi (biglietti per viaggi aerei o marittimi da e per Marocco e paesi vicini). Naturalmente il costo di beni e servizi veniva addebitato agli ignari titolari delle carte di credito mentre beni e servizi subito dopo venivano posti in vendita ad un prezzo notevolmente inferiore rispetto a quello di mercato.

Leggendo la richiesta di rinvio a giudizio firmata da Manotti (che ha lavorato anni in Procufra a Massa) si nota che il personaggio più interessante potrebbe essere HaddachE Badr, consigliere dell’associazione confessionale sunnita “Marocco Assadaqa” (centro religioso della comunità islamica di Massa) e persona ben conosciuta nell’ambito della comunità marocchina massese. Secondo il sostituto procuratore, l’immigrato "svolgeva, con continuità, l’essenziale ruolo di procacciare ed individuare i soggetti interessati ad acquistare determinati beni ovvero a cui rivendere i beni illecitamente acquistati in via telematica con le modalità sopra descritte, in particolare raccoglieva gli ordini dei terzi acquirenti riferendoli ai correi, riceveva materialmente i beni presso la propria abitazione in via Aurelia Ovest per poi consegnarli ai terzi o li poneva a sua volta in vendita su siti di compravendita on-line" E’ giusto però ricordare che dal 2019 Haddache non può più aver c ommesso questo tipo di reati, in quanto venne arrestato per altri motivi.

Una curiosità. Essendo piuttosto abili nello sfruttare le varie opportunità fornite dalla rete, i sette avevano creato anche pagine web apparentemente riconducibili ai siti ufficiali di fornitori di servizi di pagamenti online (Nets e Pay Pal) o di enti istituzionali (tra cui Skat, l’ente governativo danese per la riscossione delle imposte). Ora comunque sarà il giudice a stabilire se sono colpevoli o innocenti.