Il sindaco Bellesi, emozione e gioia. "Ho fatto ai domiciliari 104 giorni"

Non luogo a procedere per il primo cittadino: "Facevo la doccia con la cavigliera elettronica, mi hanno stravolto la vita"

Il sindaco Filippo Bellesi (Foto Pasquali)

Il sindaco Filippo Bellesi (Foto Pasquali)

Massa, 8 settembre 2022 - "Sono stato agli arresti domiciliari 104 giorni. Facevo la doccia con la cavigliera elettronica. Mi guardavo e pensavo “Cosa sono diventato?“. Il periodo più brutto della mia vita è stato quando è morta mia madre e per il covid non l’ho potuta nemmeno salutare. Ma quei cento giorni vengono subito dopo. Terribili. Sono una persona onesta, mai preso una lira e mi mettono agli arresti!?! Mi accusano di corruzione!?! Per mesi mi sono svegliato alle 5 di mattina. Perchè erano le 5 quando hanno bussato alla mia porta e sono entrati con l’ordinanza di custodia cautelare".

Il sindaco di Villafranca, Filippo Bellesi, ieri mattina era quasi irriconoscibile. Seduto al bar davanti al Tribunale, con i due avvocati che l’hanno difeso e con Stefano Benedetti, appariva emozionato come un ragazzo. E quando parlava sembrava a tratti saltare dalla gioia e a tratti trattenere l’emozione. Eppure parliamo di un politico e di uno sportivo che ha fatto il pugile, seppure come dilettante. Un grande incassatore, insomma, che sa cadere e rialzarsi sul ring, nella vita politica e personale. In più non è un “peso piuma“, ma un “peso massimo“. Ma ieri sembrava danzare perché non è solo l’amore a farci sentire leggeri: anche una gioia insperata. Perché a dire tutta la verità, Bellesi quando si è presentato davanti al Gup per sapere se era rinviato a giudizio per l’inchiesta “Serinper“, non era ottimista. Era preparato a una lunga lotta: da cui sarebbe uscito vincitore, ma non in tempi rapidi. Da pugile dilettante ma esperto era preparato ai 15 round. Per questo vincere subito per ko (“non luogo a procedere“) l’ha fatto quasi esplodere di gioia ed emozione. Appena fuori dall’aula era così felice che si era dimenticato di dare la lieta novella alle persone a cui vuole più bene: è stato l’avvocato Jacopo Ferri (che l’ha difeso insieme a Mirco Battaglini) a dirgli "Telefona".

Al pomeriggio, smaltita l’emozione, parla più da amministratore pubblico: "Ormai avevo perso gran parte della mia fiducia nella giustizia. ma con questo passaggio l’ho ritrovata. Non ho mai avuto dubbi ad affrontare i passaggi processuali in prima persona, sia nell’interrogatorio di garanzia svoltosi 5 giorni dopo l’arresto, che durante l’udienza preliminare, quando ho potuto parlare in modo completo avendo a disposizione tutta la documentazione. Mi sono sempre dichiarato estraneo all’accusa di corruzione". Poi spiega cosa vuol dire amministrare un comune piccolo come il suo: "Mi ritengo una persone onesta e quell’accusa mi ha sconvolto la vita. Quella richiesta di due colloqui di lavoro l’ho sempre interpretata come un gesto di solidarietà verso persone che ne avevano bisogno. E non ho guadagnato nulla".

Per finire, quando il giornalista gli chiede se ora dormirà tranquillo, attende qualche secondo poi replica: "Non lo so. Questo è un sistema che se fai il sindaco, ogni giorno ne nasce una. La figura del sindaco oggi naviga in un mare di responsabilità civili, penali e amministrative. E non sei tutelato. La politica romana ha preferito rafforzare leggi che consentono in qulunque momen to di indagare un pubblico amministratore. Sarebbe meglio lasciare una certa discrezionalità, quella che ti permette di risolvere molte delle situazioni che si incontrano durante un mandato".