"Siamo in un’economia di guerra Urgenti misure di sostegno"

Il presidente delle aziende non usa mezzi termini e sollecita le istituzioni a trovare soluzioni immediate

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"Siamo in una economia di guerra. Se le istituzioni non prendono urgenti provvedimenti lo scossone sarà ingente". Non usa mezzi termini il presidente di Assindustria, Andrea Venturi, nell’analizzare la crisi energetica originata dal conflitto russo ucraino che ormai si sta prolungando da diversi mesi. Guerra che ha determinato un rincaro dei prezzi dell’energia che sono caduti sulle spalle delle aziende. Non solo bollette alle stelle, ma se la situazione non cambierà nei prossimi giorni, scoppierà anche un’emorragia occupazionale. "Alcune aziende sono relativamente ’coperte’, poiché hanno tariffe dell’energia che scadono al 31 dicembre. Le altre invece navigano in acque poco calme. Per fare un esempio, un’azienda ha ricevuto la bolletta a luglio: rispetto allo stesso mese del 2021 il rincaro è stato del doppio. C’è stata un’altra zienda che da 70mila euro si è trovata a pagare 140mila euro. Un salasso".

Un problema che non risparmia nessuno: "Siamo in un’economia di guerra, i danni che vengono provocati dal rincaro energia si vedono in tempo reale, non dopo settimane. Le nostre aziende, anche se non lo vogliono, stanno subendo indirettamente le spese di un conflitto. Ci sono aziende che producono acciaio nel nostro comprensorio che non hanno più utili, altre aziende che producono carta che non hanno più guadagno. Le aziende che realizzano surgelati hanno subito un grande contraccolpo a causa dell’aumento dell’energia. Un altro esempio è il ramo delle costruzioni: i materiali hanno subito un grande rincaro: questo per far capire che non si vedono gli effetti soltanto in bolletta di questo aumento dei prezzi, ma anche tramite vie alternative. Anche il mondo delle cave sta risentendo – prosegue – di questi rincari: le segherie con i loro telai sono tutte alimentate con l’elettricità e ora sono in grande difficoltà".

Una soluzione è possibile? "Bisogna essere consapevoli che siamo dentro a un conflitto e iniziare a comportarci come tale. Il carbone non deve essere più un tabù: in questo momento dobbiamo essere concreti e realizzare politiche che permettano alle aziende di stare in piedi. Dalla piccola realtà alla multinazionale la gravità della situazione è sentita da tutti. Va bene l’energia green, ma servono anche scelte che ci permettano di stare a galla. La politica è chiamata a interventi urgenti che sostengano il tessuto produttivo. Altra richiesta che faccio: si tenga fuori dalla campagna elettorale la crisi energetica – conclude il numero uno di Assindustria –, tutti i partiti cerchino una soluzione che esuli dalla semplice ricerca del consenso".

Alfredo Marchetti