Si illumina la memoria di Minuto "Ora la storia ha ritrovato valore"

Omaggio al cippo dedicato al giovane partigiano, Medaglia d’argento, ricollocato dopo le polemiche. Il sindaco Persiani: "Chi arriverà a Massa capirà subito di essere nel territorio della Linea Gotica"

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Il taglio del nastro della rinnovata piazza IV Novembre è stato anche l’occasione per omaggiare il cippo alla memoria del partigiano Giuseppe Minuto, medaglia d’Argento al Valor Militare, uno dei simboli della storia di tutta la provincia. All’ombra di tre alte palme, sono stati ricollocati lo storico cippo realizzato dall’artista massese Conte Giò, le bandiere e il cartello esplicativo degli “Itinerari sui luoghi della Memoria”. Il sindaco Francesco Persiani ha voluto omaggiare il monumento con un’altra targa che ricorda il sacrificio del giovane partigiano. E’ stato il momento più toccante dell’inaugurazione, con la corona del primo cittadino e i fiori della presidente dell’Anpi Patrioti Apuani - Linea Gotica Elena Cordoni.

E’ stato poi il momento della lettera scritta dagli studenti dell’istituto alberghiero Minuto di Marina, classe quinta di cucina, che con insegnanti e Anpi hanno lavorato su un percorso dedicato alla memoria e in particolare al partigiano Minuto. Una collocazione che ridona dignità alla memoria del giovane combattente e che ha messo tutti d’accordo. "L’importante stele era stata nascosta dalla vegetazione – ha detto Persiani –. Ora le abbiamo dato valore e prestigio: chi arriverà a Massa capirà subito di arrivare nella città della Linea Gotica che ha un valore soprattutto di rievocazione della nostra memoria culturale volta ad affermare che senza pace e libertà non si può costruire una società civile".

Ma c’è chi nella vecchia piazza ha lasciato il cuore: il presidente onorario dell’Anpi di Massa, Dino Oliviero Bigini: era stato lui infatti a realizzarla, in un periodo non facile per la città, in piena ricostruzione post bellica. "La ringrazio sindaco per la nuova piazza anche se malinconicamente rimango non soddisfatto perché lei ha rovinato la mia opera d’arte", ha detto scherzosamente. "Era un lavoro che avevo fatto io. – ha raccontato – Dopo la guerra dovevamo risistemare la piazza: era in marmo ma costava troppo rifarla così, non avevamo risorse. Allora decidemmo di tornare ai vecchi pavimenti dei tempi dei romani. Io avevo un’impresa di artigiano e mi è toccato fare la piazza con i cocci, i rifiuti di segherie, laboratori. Mavoro mi costò anche un’interpellanza. Ero consigliere comunale e uno della Dc chiese come mai un comunista lavorava nella Piazza della Stazione, se ci fosse incompatibilità".