"Senza acqua noi pronti a chiudere La Regione apra i canali demaniali"

Paolo Caruso guida un’azienda che coltiva barbe e cipolle massesi, fagioli stortini e altri cibi super identitari "Finora ci siamo arrangiati con un pozzo nella nostra proprietà ma ci consente di annaffiare sempre meno"

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di Irene Carlotta Cicora

"I canali demaniali sono a posto, il problema è che la Regione non da l’ok per farci attingere l’acqua. Siamo in ginocchio, io personalmente sono pronto a chiudere. Sono già andati a male circa 3-4mila metri di coltivazioni". A parlare è Paolo Caruso, titolare dell’azienda agricola che porta il suo nome e che punta sulle produzioni di stagione prediligendo i prodotti tipici del territorio come la cipolla massese, la barba di prete e lo stortino massese.

"I nostri prodotti di punta soffrono molto, basta pensare che la cipolla massese non ricevendo la giusta quantità di acqua non è riuscita a raggiungere le dimensioni ottimali e la giusta pezzatura. E neppure a darci i semi per le nuove colture – sottolinea Caruso – Ma le difficoltà riguardano anche fagiolini stortini e barbe massesi. Bisogna capire che dietro i nostri campi ci sono persone che lavorano, che tengono il territorio vivo e ricco di tradizione che è soprattutto gastronomica. Ci mettiamo sacrificio e sudore ma non basta, i terreni sono secchi e l’unica soluzione è quella di consentirci di sfruttare i canali di irrigazione. Il Comune, peraltro, si era impegnato e aveva sistemato il tracciato demaniale però l’ok definitivo deve arrivare da Firenze. Al di là del colore politico. L’acqua potrebbe benissimo fluire ma i canali vanno provati, testati. Solitamente arrivava il 24, per la festa di San Giovanni, ma non è successo. Finora ci siamo arrangiati con un pozzo nella nostra proprietà, ma ci consente di annaffiare sempre meno. Se prima si arrivava a due-tre ore adesso siamo a una soltanto. Insomma, la situazione è critica. Dopo lo scorso anno, in cui abbiamo retto il colpo, ora non ce lo possiamo più permettere: la produzione è in sofferenza". L’azienda agricola “Caruso Paolo“ è nata dalla passione e dall’esperienza del titolare, che ha intrapreso questa attività raccogliendo le tradizioni familiari e del suo territorio. I terreni coltivati si trovano ai piedi delle colline del Candia, ricoperte di preziose viti da cui si produce vino pregiato. "La nostra azienda si occupa di coltivare prodotti identitari, preserviamo tradizioni molto antiche. Se perdiamo i semi, se non riusciamo a far crescere le piante perdiamo tutto. Noi siamo piccoli agricoltori, si parla di due ettari e mezzo all’incirca, ma questo bacino di piccoli ortaggi rappresenta molto per il nostro territorio. Anche le piante di pesche iniziano a seccarsi. E andrà sempre peggio – conclude Caruso – Il nostro torrente è secco, la falda del pozzo si abbassa e l’acqua con cui ci arrangiamo potrebbe all’improvviso finire. A gennaio rischiamo di chiudere, difficile pensare di prepararsi in queste condizioni alla semina invernale di cavoli, radicchio e finocchi ma non solo. I campi sono bruciati".