Sanac, speranza appesa a un filo "Gli ordini vengano subito riattivati"

L’appello delle sigle sindacali in vista del tavolo di crisi concordato con il ministero del Made in Italy "La parola d’ordine con cui arriviamo all’incontro? Far rimettere in moto tutti e quattro gli stabilimenti"

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La convocazione del tavolo di crisi Sanac al Ministero delle imprese e del made in Italy per la mattina del 6 dicembre è un primo, importantissimo punto di partenza per lo sviluppo della vertenza e riuscire a individuare una strategia con il Governo che riporti ordini da Taranto, da Acciaierie d’Italia, ai quattro stabilimenti del gruppo di produzione di refrattari, fra cui Massa. Un risultato ottenuto, sottolineano i sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec, attraverso il lavoro effettuato dalle organizzazioni e l’impegno dei lavoratori in una battaglia che vede tutti uniti. "La convocazione arriva all’esito della mobilitazione fatta a livello territoriale da tutti gli stabilimenti l’11 novembre – evidenzia il segretario Filctem Cgil, Umberto Fai –, con il coinvolgimento della politica e delle istituzioni locali. La notizia positiva è che si è riattivato il canale ministeriale. Non ci attendiamo soluzioni definitive ma la nostra posizione sarà chiara: chiedere la riattivazione immediata degli ordini. Infatti il primo forno dell’ex Ilva di Taranto oggi è spento perché non hanno materiale".

Faita evidenzia che sulla gara in corso non si potrà certo interferire ma almeno tramite il tavolo si potrà fare pressione sulla componente pubblica di Acciaierie. Questo è un aspetto che sottolinea ancora Stefano Tenerini, segretario Femca Cisl: "Spingeremo soprattutto affinché il Ministero faccia pressione sulla parte politica di Adi, ossia il presidente Bernabè, e da qui sull’amministratrice delegata Morselli per far ripartire gli ordini verso Sanac e sbloccare i pagamenti". In ballo ci sono oltre 23 milioni di euro che Acciaierie deve a Sanac.

"E’ assurdo che lo Stato metta in seria difficoltà un’azienda dello Stato – incalza Tenerini -, e la politica è l’unica che può dare risposte. Vogliamo sbloccare quei pagamenti che oggi hanno un ritardo di 14 mesi e avvengono solo dopo ingiunzioni e ricorsi vari. Inoltre dal Governo vogliamo vederci chiaro e capire che scenario azionario esiste fra Rhi e Dalmia, le due aziende che hanno manifestato interesse per Sanac". Sembra esserci un intreccio finanziario, economico e strutturale fra le due multinazionali che certo deve essere eviscerato alla luce della gara di vendita. "La parola d’ordine con cui arriviamo all’incontro è far rimettere in moto gli stabilimenti. Gli ordini da Taranto stanno partendo, quindi c’è bisogno di materiali, ma non arrivano a Sanac – continua Massimo Graziani, segretario Uiltec -. La ripartenza degli ordini sarà propedeutica anche alla fase di due diligence della gara che si chiude il 19 gennaio. Rhi e Dalmia stanno facendo valutazioni serie sul gruppo Sanac ed è chiaro che avere quattro stabilimenti che funzionano, con ordini in pancia, all’interno di una filiera nazionale toglierebbe molti alibi e giustificherebbe una sua esistenza e non una sua chiusura".