Rsa, secondo ’no’ del sindacato Scontro sul risanamento del Galli

Cgil e lavoratrici rifiutano il nuovo piano della onlus: "Ci sono ancora pesanti decurtazioni agli stipendi"

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di Natalino Benacci

Secondo no del sindacato e delle lavoratrici alle soluzioni prospettate per evitare la crisi di liquidità della Fondazione Galli Bonaventuri. Il segretario Cgil della funzione pubblica Alessio Menconi aveva già rifiutato l’accordo proposto dalla Fondazione per 25 operatrici della Rsa che prevedeva una decurtazione dello stipendio di 250 euro al mese per evitare la chiusura (temporale) dell’attività. Ora ha respinto anche una seconda offerta rilanciata dalla Fondazione, di cui è presidente per statuto il vescovo della Diocesi, su mandato dell’assemblea sindacale delle lavoratrici riunita ieri nella sede della Cgil di Pontremoli. Dopo aver ridiscusso la proposta formalizzata dalla Fondazione, la maggioranza delle lavoratrici ha dato mandato alla Cgil di proseguire con la linea tracciata e di rigettare al mittente la proposta. Le lavoratrici sono decise ad andare fino in fondo e a non cedere alla proposta del direttore Pietro Mascagna, manifestando la loro delusione per quanto da lui dichiarato negli ultimi giorni.

Ma perché la onlus è in difficoltà? Le gravi conseguenze della pandemia, che ha fatto registrare alla Rsa ben 15 decessi provocati dal Covid, hanno causato la perdita di un terzo del fatturato. In particolare da marzo ad oggi c’è stato un calo dei conti di 400mila euro anche se i pagamenti del personale, pur con la caduta delle entrate, sino ad oggi sono sempre stati regolari cosi come gli accantonamenti previdenziali. La crisi di liquidità sarebbe però a termine e potrebbe avere una durata di tre mesi, quindi la Fondazione Galli Bonaventuri aveva prospettato una riduzione dei costi anche a carico del personale che però non è piaciuta né alle operatrici né alla Cgil.

Per uscire dall’impasse la Fondazione ha varato un piano di ampliamento della Rsa acquisendo gli spazi della Casa di accoglienza Sant’Anna, che si trova nello stesso immobile, dove sono ospitate le persone autosufficienti. Sono 11 gli ospiti che saranno trasferiti nella vecchia sede del “Galli Bonaventuri” in piazza Dodi, per consentire lo svolgimento dei lavori che potrebbero già essere terminati in estate, mentre la Rsa (20 posti letto e al momento 18 ospiti) continuerebbe l’attività. Per questo investimento è stato acceso un mutuo di circa un milione di euro: la Rsa rinnovata avrebbe 40 posti letto e sarebbe in grado di rialzare il livello di fatturato superando la crisi. La nuova proposta a cui si oppone nuovamente la Cgil riassume manovre di contenimento dei costi che prevedono il pagamento di sole 155 ore ordinarie mensili con un risparmio di 50mila euro annui, la decurtazione di 50 euro mensili sulla retribuzione con un risparmio di 22mila euro, la sospensione della 14ª mensilità che farebbe risparmiare 30mila euro, il trasferimento di alcune attività svolte dal personale amministrativo a quello infermieristico (risparmio 3 mila euro annui), taglio del super-minimo al 50% (risparmio 4mila euro per il periodo di sospensione previsto in cinque mesi).

Altre misure di risparmio previste sono la riorganizzazione del personale di cucina con una sforbiciata di 14 ore settimanali (risparmio di 10mila euro), la riduzione di 8 ore dell’orario di lavoro del personale amministrativo con utilizzo della Cig (risparmio 4mila euro) l’assegnazione dei lavori di pulizia al personale Oss e Osa e la rinuncia a riscuotere il Tfr fino al primo gennaio 2023.

"Sono misure per affrontare questa emergenza – spiega il direttore Pietro Mascagna –. Ma è bene che si sappia che nel momento in cui la Fondazione si troverà a superare l’attuale crisi, magari con la vendita della vecchia sede di Piazza Dodi, il personale verrà rimborsato per l’equivalente misura dei sacrifici economici". Con le dimissioni di Monsignor Santucci cambierà qualcosa? Il direttore Mascagna sottolinea che è il consiglio di amministrazione nella sua collegialità a decidere le linee operative della onlus e che comunque i consiglieri incontreranno quanto prima l’amministratore apostolico monsignor Gianni Ambrosiotesa del nuovo vescovo.