Quirico e i Paesi senza diritti Il reporter dai luoghi caldi

Il giornalista ha sottolineato come in certe aree siano negate le più elementari conquiste

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di Patrik Pucciarelli

Domenico Quirico: "Quando il potere ti prende non c’è niente da fare puoi solo sperare nel miracolo". Reporter e inviato di guerra, rapito per ben due volte in Libia e in Siria, racconta la divisione del mondo odierno in: diritto e non diritto. Il giornalista torinese sul palco di Con-Vivere, presentato da Massimo Braglia de "Il Tirreno", riporta un sistema di potere associato alle armi dove premere il grilletto varia in base al messaggio che si vuole trasmettere o addirittura a semplici antipatie.

"Abbiamo l’esempio del caso di Giulio Regeni: la dimostrazione antropologiaca di un passaggio dal diritto al non diritto. Una vita spesa tra Europa, Cambridge e Italia con biblioteche, librerie e cinema, dove la ricerca è consentita senza che nessuno la consideri sovversiva, poi il trasferimento al Cairo. Un luogo, quest’ultimo, dove chiedere a un tassista come funzionano i sindacati può diventare un reato che ti costa la pelle. Il meccanismo funziona così per migliaia di cittadini egiziani che non si rivolgono alle autorità in caso di scomparsa di un parente, per timore di scomparire a loro volta. Nel mondo del non diritto la vittima viene mostrata, a volte non viene fatta sparire subito ma ci sono piccole dosi di notizie perché l’importante è il messaggio che si vuole trasmettere. Se avessero voluto, Regeni, sarebbe stato portato nel Sinai e la sua scomparsa imputata alla Jihad, ma ha prevalso il messaggio. In un centro di accoglienza in Sicilia parlai con un rifugiato che sorrideva così gli chiesi il perché del suo sorrisi e lui mi rispose "Qua sono sicuro che domani sarò ancora vivo a differenza del mio Paese dove basta la semplice antipatia per diventare vittime".