«Si penalizza chi lavora per la salute di tutti»

La protesta dei lavoratori della “Don Gnocchi“ di Massa e di Fivizzano per il nuovo contratto che prevede più ore di lavoro e salari più bassi

I dipendenti della Don Gnocchi a Massa e Fivizzano

I dipendenti della Don Gnocchi a Massa e Fivizzano

Massa, 10 dicembre 2019 - Un nuovo contratto di lavoro che rischia di portare via altra ricchezza e altra occupazione dal territorio apuano. A farne le spese due strutture di eccellenza riconosciute operanti nell’ambito sanitario, anche a livello normativo, da parte di Usl e Regione. Ma poco conta perché la Fondazione Don Gnocchi ha deciso di virare nettamente da un’altra parte: i poli specialistici riabilitativi di Marina di Massa e Fivizzano dal primo gennaio saranno inquadrati come strutture socio sanitarie e sarà applicato il contratto collettivo per le Residenze sanitarie assistenziali, Aris per Rsa Cds (Centri di riabilitazione). Del terzo settore, insomma. Tradotto: più ore di lavoro con salari più bassi. La regola è semplice: risparmiare sul costo del lavoro.

Una soluzione a cui la Fondazione, a livello nazionale, è arrivata dopo un lungo scontro con i sindacati, partito già nel 2013 quando «ha disdetto unitariamente il contratto nazionale», ribadiscono i sindacati. Ora, dopo anni di stallo, la revisione del contratto applicato ai lavoratori: da sanità privata a terzo settore. Una scelta che rischia di causare danni a catena per centri specialistici come quelli di Marina di Massa e Fivizzano, sia per i lavoratori sia per i pazienti. Per questo ieri mattina i lavoratori dei due presidi, circa 250 in tutto, di cui 180 a Marina e il resto a Fivizzano, hanno deciso di manifestare con il sostegno dei sindacati. Presidio e protesta davanti ai cancelli delle sedi dalle 10 fino a mezzogiorno, anche per sensibilizzare la politica locale a trovare una soluzione all’ennesimo taglio che arriva come una mannaia sull’economia della provincia. Diverse decine i lavoratori presenti alle due manifestazioni, scesi in campo proprio per evidenziare i danni che potrebbero causare le nuove condizioni contrattuali, sia per la qualità del lavoro in strutture delicate come quelle della “Don Gnocchi“, sia per le vite dei lavoratori stessi.

Il segretario del Pd, Norberto Riccardi, ha portato la solidarietà del partito. «L’obiettivo – spiega Claudio Salvadori, segretario Uil Fpl – è far sì che il nuovo contratto Aris Rsa abbia la minor ripercussione possibile sugli stipendi, sui diritti dei lavoratori e sulle prestazioni ai cittadini. Se non sarà possibile revocare l’entrata in vigore, prevista per il primo gennaio, chiediamo alle istituzioni di sostenerci per ottenere quantomeno un contratto di secondo livello, decentrato, che limiti i danni, sperando di riportare poi il contratto della sanità privata il prima possibile». «Si parla di 38 ore lavorative invece delle 36 attuali in modo da risparmiare sul costo del lavoro – incalza Alessio Menconi, segretario Fp Cgil -. Chiediamo una mano alla politica locale, alle istituzioni, alla conferenza zonale dei sindaci in questa battaglia e riuscire a sopperire in qualche modo alle mancanze del nuovo contratto, se non riusciremo a fermarlo».

«Queste strutture non sono Rsa ma centri di riabilitazione specialistici – ha concluso Andrea Figaia, segretario della Cisl Toscana Nord – e il contratto da applicare è quello della sanità privata. Oggi siamo qui a chiederne i mantenimento o quantomeno di riuscire a limitarne gli effetti con un accordo di secondo livello altrimenti avremo salari più bassi e un crollo dei livelli di assistenza, a discapito anche dei pazienti». © RIPRODUZIONE RISERVATA