«Noi, aggrediti dai carabinieri»

Racconto-choc davanti al giudice. Le vittime confermano la violenza, ma emergono incongruenze

Il giudice per le udienze preliminari Fabrizio Garofalo  (foto d’archivio)

Il giudice per le udienze preliminari Fabrizio Garofalo (foto d’archivio)

Massa, 10 maggio 2018 - Fra ricordi (spesso confusi) e ricostruzioni (non sempre lineari), hanno confermato al giudice il racconto delle presunte violenze subite anni fa da alcuni carabinieri di stanza in Lunigiana. L’occasione è stato l’incidente probatorio svolto ieri, mercoledì 9 maggio, in tribunale a Massa, dove sono state sentite due delle persone che hanno denunciato di aver subito percosse e lesioni dai carabinieri. Episodi ancora al vaglio del procedimento, sui quali deve essere fatta piena chiarezza. Al gup Fabrizio Garofalo e al pubblico ministero Alessia Iacopini hanno raccontato i presunti abusi da parte dei carabinieri; ricostruzioni del tutto simili a quelle già rese in occasione delle denunce presentate tempo fa, ma non senza alcune incongruenze, rilevate dai legali degli imputati, in particolare nella tempistica dei fatti. Un giovane lunigianese ha raccontato di aver ricevuto alcuni schiaffi da un carabiniere subito dopo essere stata arrestato per un furto. Episodio datato 2015; all’epoca dei fatti l’uomo ha sporto denuncia salvo, sarebbe emerso, ritirarla due giorni dopo.

Poi il suo racconto è finito nel faldone dell’indagine quando gli inquirenti sono andati a chiedergli di ricostruire quel vecchio episodio. Nessuna denuncia invece era stata sporta dall’extracomunitario a suo dire malmenato dopo essere stato fermato dai carabinieri nel corso di un controllo: non aveva nemmeno fatto ricorso alle cure del pronto soccorso. Presente in aula il brigadiere Fiorentino (cui proprio l’altro giorno sono stati concessi gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico), oltre agli avvocati Gian Paolo Carabelli, Paolo Masseglia, Silvio Gabrielli, Riccardo Ragusa e Alessia Masini tutti difensori degli imputati. Prossima udienza il 30 maggio quando verrà ascoltata la testimonianza della giovane magrebina coimputata nel processo, con l’accusa di aver concesso un rapporto orale a un carabiniere, in cambio della cancellazione della multa per aver guidato con la patente di un paese straniero e non valida in Italia.