Prende il Covid ma a bassa carica virale. Il green pass non arriva e perde il lavoro

In provincia di Massa Carrara l'odissea di un giovane dopo il contagio per ottenere il “lasciapassare“: quando è arrivato l’azienda aveva già assunto un altro

Massa, 14 febbraio 2022 - Green pass, tra regole poco chiare e burocrazia che creano non poche difficoltà. E’ successo ad una famiglia che, come tante, ha fatto i conti con l’infezione da Covid19 ma soprattutto con la fase successiva alla malattia e non è stato così facile tornare tornare alla normalità. Alcuni dei componenti sono vaccinati altri no, per scelta ma ottenere il fatidico green pass è stata un’operazione complicata e lunga nonostante la malattia.

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La nonna, vaccinata con due dosi, ha preso il Coronavirus. "Sono stata molto male – racconta – ma poi ho superato. Al tampone molecolare sono risultata positiva a bassa carica virale. Nella risposta non c’era scritto altro: solo l’esito del tampone. Ho aspettato di essere negativa per richiedere poi il mio green pass aggiornato: non c’è stato verso. L’Asl non mi riconosceva la positività al Covid. All’ufficio d’igiene, a cui mi sono rivolta, mi hanno detto che, essendo risultata positiva a bassa carica, avrei dovuto ripetere il tampone entro due giorni. Ma nessuno mi ha informato e io sono rimasta in casa, in attesa di negativizzarmi". Risultato? A quel punto, secondo l’Asl, per ottenere il green pass avrebbe dovuto sottoporsi alla terza dose booster, nonostante fosse appena guarita dal Covid.

"Mi sono fatta sentire – racconta la pensionata – , ho minacciato di denunciare la situazione, ho ribadito che quello era un sistema sbagliato, che avrebbe potuto mettere a rischio la salute delle persone. Contattato il mio medico, ho fatto l’esame per valutare le mie difese immunitarie, la situazione dei miei anticorpi dopo due dosi di vaccino e l’immunità naturale acquisita con l’infezione. I miei anticorpi sono alle stelle e un altro vaccino, così mi ha riferito il mio medico di famiglia, avrebbe potuto scatenarmi una possibile reazione. Dopo una serie di rimostranze all’ufficio d’igiene dell’Asl, sono riuscita a ottenere il mio green pass. Mi chiedo: si parla di regole, ma quali regole sono? Dopo la mia protesta le regole non c’erano più? C’è molta confusione e disinformazione".

La donna, essendo pensionata, non ha subito danni nello svolgimento della sua vita sociale e lavorativa, cosa che invece ha avuto suo nipote, un ragazzo che aveva appena iniziato il lavoro in un’azienda e che, essendosi contagiato, aspettava di ottenere la carta verde per regolarizzare la sua posizione ed essere assunto. Ancora non era vaccinato ma lo avrebbe fatto a breve per poi poter cominciare il lavoro ma la variante Omicron è stata più veloce.

Come la nonna, la sua positività era a bassa carica e quindi non gli veniva rilasciato l green pass. Febbre, malessere, quarantena, poi il giovane contava sul quel lasciapassare da mostrare per il lavoro. Anche in questo caso la famiglia ha dovuto protestare con gli uffici competenti fino a che, dopo diversi giorni, il ragazzo ha ottenuto il green pass ma ormai era troppo tardi per il lavoro: al suo posto era già stato assunto un altro.

"Vogliamo esporre questa storia – racconta la famiglia – per informare le persone, visto che nessuno lo fa e si perdono poi settimane di tempo per reclamare e per ottenere il rilascio del green pass. Perché nessuno ci ha detto che con una positività a bassa carica è necessario ripetere un tampone entro 24 ore? Si dà per scontato che la gente lo sappia ma non è così. Noi abbiamo risolto perchè abbiamo alzato la voce: il ragazzo ha perso un’opportunità lavorativa e la nonna ha messo a rischio la sua salute qualora avesse accettato il booster dopo due vaccini e l’immunità naturale". Insomma, c’è da informarsi e tenere gli occhi ben aperti: dove non arriva il sistema, sotto pressione da troppo tempo, devono arrivare i cittadini, per tutelare la loro salute, i loro diritti e la loro libertà.

Angela Maria Fruzzetti