Crollo del ponte di Albiano Magra, il sopravvissuto: "Campo con l’aiuto della gente"

Gravemente ferito in seguito all’incidente, ha esaurito i giorni di malattia. Vive con una pensione di 195 euro al mese

Il furgone sul ponte di Albiano Magra, simbolo della tragedia

Il furgone sul ponte di Albiano Magra, simbolo della tragedia

Albiano Magra, 8 agosto 2021 - Una catena di solidarietà per aiutare Andrea Angelotti, il corriere di Bartolini sopravvissuto al crollo del ponte di Albiano più di un anno fa. Percepisce solo una piccola pensione di 195 euro che sono ’noccioline’ per una famiglia che deve pagare bollette e mangiare.

"Sono senza stipendio dal 30 giugno, ero in malattia: poi finiti i sei mesi, l’Inail ha chiuso l’infortunio per guarigione con postumi". Ora Angelotti, che non si sente per nulla guarito (e, infatti, deve subire un altro intervento) chiederà la riapertura dell’infortunio quando sarà operato a Cisanello per togliere l’impianto e sostituire la vertebra danneggiata.

Intanto, superato il tetto di 180 giorni di retribuzione per malattia, resta senza stipendio; se riesce ad andare avanti è grazie all’aiuto che gli sta dando la gente. C’è un gruppo che sostiene lui e la sua famiglia: "Si chiama “L’ululato di Aulla’“- dice Andrea- ha già raccolto soldi con una sottoscrizione e organizzerà anche un concerto per sostenermi ancora".

Problemi infiniti per Andrea, racconta: l’operazione gli è stata ritardata, ora è in lista d’attesa per settembre, forse ottobre. "Aspetto – spiega Angelotti – ma mi hanno detto che ci sono casi più gravi che hanno accumulato ritardi anche per la pandemia, e devo avere pazienza. Fatta l’operazione e la riabilitazione mi vedrete alla guida del furgone. Voglio tornare a fare il corriere da Bartolini".

Eppure proprio in un giorno di lavoro rischiò la sua vita, il suo furgone rosso in bilico sul troncone del ponte improvvisamente spezzato l’8 aprile 2020 fece il giro del mondo, come quella del mezzo verde del Basko fermo sul troncone spezzato del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto 2018.

Sono passati sedici mesi dal crollo e Andrea, 38 anni, porta addosso ’bulloni e viti’ che gli provocano un dolore pungente e quotidiano a cui ormai, dice, di aver fatto l’abitudine. Non sono stati una passeggiata i primi tempi dopo l’incidente, le paure e le notti insonni sono state tante, superate grazie alla famiglia e ai suoi cari.

"Pensare di dover passare sul ponte a Ceparana per andare dai miei mi metteva angoscia – racconta – ma mia moglie Sara mi rassicurava. E’ stato grazie a lei che sono riuscito a tornare a guidare un’auto, mi ha spronato altrimenti non riuscivo a salire, e devo ringraziare lo psichiatra che mi ha seguito Paolo Pezzica, adesso anche il mio umore si è ripreso, non va più ad alti e bassi".

Il suo pensiero è il lavoro, perché per lui vuole tornare tenacemente alla normalità, come quando era diretto con il furgone carico di almeno un centinaio di ordini, a fare le consegne ad Aulla, Villafranca, Podenzana. Suo figlio Mattia di 6 anni e mezzo, che gioca come faceva il papà da piccolo con le macchinine ma soprattutto furgonicini e camioncini, lo ha visto in tv e lo ha riconosciuto, ma ora finalmente quel brutto periodo è passato. "Cosa mi aspetto dal futuro? Di rientrare al lavoro– conclude Angelotti – voglio essere ottimista e pensare anche che il processo farà il suo corso e che su tutti i ponti vengano fatti i dovuti controlli, non che si mettano i ’cerotti’. Non sono soluzione e non servono a niente, non si può lavorare e viaggiare con la paura quando si transita su un ponte".

Cristina Guala