Politeama, spuntano nuove accuse

LaCaprice puntal’indice sul piano dicemento

Politeama

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Carrara, 19 aprile 2019 - Politeama, riprende il processo. Dopo vari avvicendamenti e giudici trasferiti, il fascicolo, che vede accusati di crollo colposo i soci della Caprice, è nelle mani del giudice Valentina Prudente. Con il passaggio di consegne del giudice, la difesa della Caprice punta a smontare l’accusa e dimostrare l’estraneità ai fatti: al crollo della colonna del foyer avvenuto nel giugno del 2008 che da allora ha privato la città del suo più grande teatro costringendo nel degrado la principale piazza cittadina.

I dettagli, al di là di un processo che rischia la prescrizione a causa dei numerosi stop and go che in oltre dieci anni hanno fatto sì che il crollo non avesse ancora il colpevole, vengono spiegati dai soci della Caprice che dopo le recenti accuse di chi viveva nel palazzo e dichiarando piena fiducia nella magistratura, vogliono che si faccia chiarezza sulle responsabilità del crollo e che si sposti l’indice accusatorio dalla colonna ceduta alle 90 tonnellate di cemento armato «gettate nel piano superiore». E per dare valore tecnico alla propria teoria, che sposta l’ipotesi di un tetto troppo pesante e abbassa la responsabilità a due piani sotto, chiedono al giudice la possibilità di presentare una perizia di parte.

«In sostanza – spiegano i soci della Caprice – se in aula ci viene data la possibilità di spiegare tecnicamente la causa del crollo si potrà dimostrare che sopra la colonna che cedette fu costruito un massetto di cemento armato alto 20 centimetri del peso di 90 tonnellate. Questo sposterebbe l’intero asse accusatorio sui lavori eseguiti al quarto piano da chi acquistò dalla Caprice l’appartamento nel 2006 e iniziò i lavori nel 2007, qualche mese prima del cedimento».

La questione è saltata fuori anche nell’ultima udienza quando l’avvocato della difesa Alessio Menconi interrogando il perito Morello Morelli, testimone del pubblico ministero Alberto Dello Iacono, ha fatto emergere che sopra la colonna ceduta erano state colate 90 tonnellate di cemento armato. «Siamo obbligati – scrivono i soci della Caprice – a far sapere che non abbiamo alcuna responsabilità. La verità sta venendo a galla e così speriamo di ridare alla città il suo teatro, volano importante per il rilancio». Nel contempo i soci della Caprice rispolverano la perizia di idoneità statica dell’ingegner Claps, del 2006 che consentì alla conferenza dei servizi di rilasciare il permesso. Fino al crollo di due anni dopo le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.