“Pezzi” d’arte massesi al museo di Rovereto

L’Annunciazione della Pieve del Mirteto e il Santo Monaco custodito al “Diocesano” esposti nella mostra dedicata a Giuliano Vangi

Migration

C’è un po’ di Massa nell’importante a mostra dedicata a Giuliano Vangi in corso al Museo Mart di Rovereto, prorogata fino al 30 ottobre: due opere arrivate dal Museo Diocesano e dalla Pieve del Mirteto, il laboratorio con cui da anni Giuliano Vangi collabora per realizzare le sue sculture e ancora il lavoro di Massimo Bertozzi che l’ha curata insieme a Daniela Ferrari, e ne aveva anche sviluppato il progetto scientifico “da un’idea di Vittorio Sgarbi”. L’Angelo e la Vergine che compongono l’Annunciazione del Mirteto, sono due delle rare figure attribuibili a Francesco di Valdambrino, scultore misterioso e poco documentato, e testimoniano “una evoluzione del suo originale gusto gotico della linea, che si sottomette plasticamente alla sinuosa melodia della figura, per conferire alla statua una pluralità di vedute, di cui dalla tarda antichità s’era perduto anche il ricordo” come suggerisce Massimo Bertozzi nel catalogo della mostra.

La mostra mette Giuliano Vangi a colloquio con la scultura toscana di più antica tradizione e di più alto lignaggio, alla ricerca della originaria scaturigine della sua scultura, cercando nelle qualità espressive e plastiche, e non solo nei riferimenti formali, le tracce di una “discendenza”, piena di carattere e ricca di temperamento. Una sorta di “linea del sangue”: Giovanni Pisano, e gli sviluppi della sua lezione, con Agostino di Giovanni e Tino di Camaino; e poi l’eleganza formale, che l’onda lunga del gotico internazionale depone sulla battigia dell’umanesimo, con Francesco di Valdambrino e Jacopo della Quercia, fino alla piena maturità della stagione rinascimentale, con Donatello, Matteo Civitali, Michelangelo, è quella che traccia i principali indirizzi della ricerca di Vangi, così come la si vuole far emergere e celebrare con questa mostra. Per l’occasione sono state raccolte circa cinquanta sculture e alcuni grandi disegni, di cui uno, sviluppato su una parete lunga 38 metri, che introduce il visitatore nello spazio espositivo allestito personalmente da Mario Botta.

Un altro momento del dialogo di Giuliano Vangi con l’Antico è rappresentato da una conversazione quasi intima, ancora con una scultura di provenienza massese: "Quella che si esprime nella scultura di Jacopo – commenta Massimo Bertozzi – è una umanità assorta e sensitiva, sorretta, come il Santo monaco, in legno dipinto, del Museo Diocesano di Massa, dall’eleganza spirituale dei volumi e dall’armonica modulazione delle linee, da una costruzione melodica e squisitamente intellettuale delle forme". Il Santo Monaco di Jacopo della Quercia, conservato al Museo Diocesano ma proveniente dalla Chiesa degli Oliveti, è stato sottoposto a un accurato intervento di restauro conservativo, mentre è in progetto un analogo intervento per l’Annunciazione di Francesco di Valdambrino, prima della ricollocazione dell’opera nella Pieve del Mirteto.