Occupazione, crollo verticale Si teme lo sblocco dei licenziamenti

La cassa integrazione Covid ha già coinvolto oltre 10mila persone. Drammatico sos di Cgil, Cisl e Uil

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La crisi ha già affondato unghie e denti nel territorio apuano. E’ andata fino a fondo negli anni passati, quasi all’osso e i numeri dell’emorragia che riportano i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Paolo Gozzani, Andrea Figaia e Franco Borhgini, ne danno la misura: Massa Carrara negli anni della crisi ha perso dagli 8.000 ai 10.000 posti di lavoro. Prima che arrivasse l’emergenza Covid i cui effetti potrebbero essere ben peggiori di quanto visto negli anni passati. Una bomba economica e sociale pronta a esplodere nei prossimi mesi da cui sarà impossibile salvarsi e rialzarsi in tempi brevi. "Siamo in vera e propria agonia", scrivono i tre sindacati chiedendo un progetto territoriale di sviluppo condiviso. L’alternativa è crollare sotto i colpi della pandemia che potrebbero arrivare a partire da marzo. Salvo correttivi da parte del governo con il prolungamento del blocco dei licenziamenti e aiuti ingenti a tutti i cittadini in difficoltà. E sono ancora le statistiche a fare il quadro della crisi. Uno su tutti, l’utilizzo della cassa integrazione Covid-19: la somma di tutte le prestazioni aggiornata al 2 gennaio come da sito dell’Inps supera le 10mila persone. Tutti lavoratori che, teoricamente, potrebbero rimanere a casa con lo sblocco dei licenziamenti. Il pericolo è altissimo, garantiscono i segretari di Cgil, Cisl e Uil, e in effetti vorrebbe dire perdere in un colpo solo quanto perso negli anni della peggiore crisi pre-Covid. Nel dettaglio, a Massa Carrara si parla di 4.564 domande di cassa integrazione ordinaria (su questo dato confluiscono anche le nuove domande di Cassa integrazione ordinaria previste dal decreto Rilancio Italia e dai decreti successivi, che hanno esteso la possibilità di beneficiare di ulteriori periodi di cassa integrazione per causale Covid-19). Poi altre 1.249 domande sono state accolte per l’assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale; e ancora 2.259 per la cassa in deroga istruttoria e ben 3.820 per la cassa in deroga Inps (il decreto Rilancio Italia ha previsto che una volta fruito delle iniziali 9 settimane di cassa integrazione in deroga, le aziende possono presentare una nuova domanda per chiedere ulteriori 5 settimane di integrazione salariale che non necessità di autorizzazione da parte della Regione, ma viene direttamente autorizzata da Inps). Il totale supera di gran lunga quota 10mila e stiamo parlando di lavoratori di imprese che usufruiscono della cassa Covid per reggere all’impatto economico della pandemia. Finché ci saranno fondi a disposizione ma da marzo non si sa come andrà a finire senza proroghe degli ammortizzatori in essere.

Francesco Scolaro