"Nell’inferno del Frigido l’odio razzista"

Tanti studenti alla commemorazione dell’eccidio che vide la morte per mano dei tedeschi di 147 prigionieri innocenti

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L’inferno alla chiesetta romanica del Frigido 78 anni fa. 147 prigionieri, detenuti comuni e politici, ospiti del carcere del castello Malaspina, rappresentanti di 61 province italiane e cittadini di 6 diverse nazionalità: albanesi, greci, italiani, libici, slavi e svizzeri. Considerati inutili, un peso di cui disfarsi, conobbero l’orrore e la ferocia della barbarie nazifascista. Ieri, lì alle Fosse del Frigido, la commovente commemorazione che ha coinvolto anche gli studenti dell’Orchestra dei Fiati del Liceo Musicale Felice Palma, dell’ istituto Zaccagna, del liceo Rossi e alunni della quinta elementare della scuola di Villette, accompagnati dai docenti.

Dopo la messa officiata dal vescovo Mario Vaccari, il quale ha implorato la pace nel mondo, un corteo composto dalle autorità civili e militari ha reso omaggio al monumento che riporta incisi i 147 nomi delle vittime. Ha portato il saluto il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti ricordando che certi fatti, purtroppo non sono finiti: " I detenuti divennero un problema per i tedeschi che erano in ritirata e così, come carne da macello, li caricarono su dei camion. Furono uccisi intorno a un cratere e ricoperti di terra. Nel 1945 i miasmi richiamarono l’attenzione su quelle fosse. Il rischio di epidemia era forte per cui vennero ricoperti e solo nel 1947 vennero riesumati e trasferiti nel cimitero. Questo per raccontare un evento che non si colloca in un contesto come le rappresaglie o reazione a qualche azione partigiana ma dall’odio, da un’idea razzista verso il popolo italiano, e di rancore dopo l’armistizio dell’8 settembre. Fu un atto terroristico. Spero che i ragazzi possano essere una memoria futura. Nonostante ciò, il mondo non ha ancora imparato a vivere". "Questa è una terra sacra – ha commentato il sindaco Francesco Persiani - cosparsa di sangue di vittime innocenti. Ciò crea in noi gli anticorpi per confrontarci con il passato. E’ un’occasione importante per i giovani, grazie allo sforzo di scuola, famiglie e istituzioni, a significare quanto rispetto ci sia per queste commemorazioni". Dino Oliviero Bigini, presidente onorario dell’Anpi (1928), che ha sperimentato quei momenti nella lotta di liberazione, ha tenuto l’orazione ufficiale: "Noi rammentiamo una strage, una guerra che abbiamo subìto, ma siamo ancora in guerra, in modo diverso e forse più pericoloso". Sono intervenuti: Maria Cristina Bigi direttrice della casa di reclusione di Massa, Giancarlo Rivieri di Fivl.

Angela Maria Fruzzetti