Molestie, peculato e atti persecutori Assolto l’ex cappellano Marrese

La vicenda nata nel 2016 dopo alcune denunce da parte di carabinieri al comando provinciale. Tra le altre accuse anche abuso d’ufficio, concussione e calunnia: la sentenza a suo favore del giudice Lama

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di Alfredo Marchetti

Era stato travolto da un’inchiesta giudiziaria che l’aveva ridotto allo stato laicale. L’altro giorno la sentenza choc: assolto da tutte le accuse. Finisce con un colpo di scena la seconda parte del processo (per alcuni reati è stato chiesto il patteggiamento) che vedeva coinvolto Antonio Marrese, l’ex cappellano della 46esima Brigata Aerea di Pisa, che in tribunale a Massa ha ascoltato la sentenza emessa dal collegio presieduto da Augusto Lama. Molte le accuse a carico di Marrese: molestie, atti persecutori, calunnia, ricettazione, peculato, abuso di ufficio e concussione. Alla sbarra insieme a lui un militare, Antonio Sirica, accusato di favoreggiamento, anche lui assolto con formula piena.

Una vicenda che inizia nell’aprile del 2016 dopo alcune denunce da parte di militari al comando provinciale di Massa che ebbe una rilevanza nazionale, con la Campania e la Toscana interessate alle vicissitudini del prelato, i sei computer sequestrati nelle abitazioni di Pisa e Pompei alla ricerca di segreti dell’ex prelato, tanto che Papa Francesco lo ridusse allo stato laicale.

"È ritenuto colpevole di gravi reati, alcuni dei quali lesivi della reputazione di diverse persone": questa era la motivazione del procedimento canonico nei confronti dell’ex vicerettore del Santuario Mariano di Pompei, e poi cappellano della 46esima brigata aerea di stanza a Pisa. La decisione era scaturita da un procedimento canonico condotto dalla Congregazione per il Clero. Lo comunicò la Prelatura di Pompei guidata da monsignor Tommaso Caputo, che ricevette la conferma definitiva della decisione approvata in forma specifica da Papa Francesco il 7 novembre 2020, al quale Marrese aveva sottoposto una richiesta di grazia l’11 dicembre 2019, ma il Papa rifiutò.

Un procedimento durato 6 anni che ha visto una lunga processione di testimoni, con quelli dell’accusa della pm Elena Marcheschi che non si sono costituiti parte civile. Marrese, difeso a Massa dai legali Francesco Persiani e Luca Benedetti, si è sempre dichiarato estraneo a tutti i fatti. L’ex ministro di culto era stato accusato di esser stato in possesso illecitamente di un lampeggiante in dotazione al reparto Norm di Torre del Greco; di aver millantato crediti verso ufficiali in cambio di favori, anche sessuali; di aver costretto un carabiniere ad avere rapporti sessuali in cambio di favori, come l’avvicinamento a casa per il militare che era entrato nelle grazie dell’ex prelato. E ancora: di aver millantato crediti in cambio di favori sessuali per far entrare nell’Arma un mlilitare e la promessa di interessarsi del procedimento per il quale giovane era sotto processo (patente di equitazione falsa); per calunnia, ovvero aveva incolpato un militare di avergli dato le credenziali per entrare in intranet dei carabinieri. La sentenza poi di assoluzione in Tribunale a Massa.