Accoglie 20 migranti: casa devastata. "Noi, ingannati da un’associazione"

Raffica di denunce della proprietaria. "Provocano caso e degrado"

Kety e Gianni Gianpietri, figli della proprietaria dell’abitazione

Kety e Gianni Gianpietri, figli della proprietaria dell’abitazione

Massa, 9 novembre 2016 - Le avevano detto che nei suoi appartamenti sarebbero arrivate giovani donne di religione cristiana, in fuga dalla guerra. Così lei, profondamente religiosa, ha acconsentito aprendo le porte del suo appartamento. Ma anzichè 4-5 ragazze ora ospitano 21 migranti, con un contratto di affitto che le sta procurando non pochi problemi. Un caso spinoso alla Filanda di Aulla, sul quale sono ancora in corso le verifiche del caso: a raccontare il fatto è Adriana Armanda Spediacci, lunigianese di origine, residente a Como coi figli. Nel dettaglio della loro drammatica storia entra proprio la figlia, Ketty Giampietri. «Nel novembre dello scorso anno – spiega – abbiamo contattato un’agenzia per affittare tre appartamenti e un ufficio, alla Filanda. Ci avevano consigliato di rivolgerci ad una società della zona che avrebbe ospitato nigeriani in fuga dal loro Paese in quanto perseguitati. Hanno mostrato anche alcune fotografie.

E’ previsto il buonismo, abbiamo acconsentito, con affitti più bassi del prezzo di mercato. Per tre appartamenti arredati, più un ufficio, abbiamo concordato 1500 euro al mese. Non si può di certo definire lucro». A contratto firmato, le cose sono cambiate. «Ci avevano assicurato un massimo di 10 persone in tre appartamenti invece – racconta la donna – hanno tirato su un muro, sistemato letti anche nel sottotetto, tanto che abbiamo sollecitato due sopralluoghi, per verificare eventuali abusi edilizi, che infatti sono stati riscontarti. I contatori erano quattro e sono stati unificati: nei nostri appartamenti vivono 21 persone, ma non era questo l’accordo».

Da lì un iter che dura da mesi, con denunce, lettere scritte a tutte le autorità possibili e un procedimento legale in corso. Tra l’altro gli affittuari di altri appartamenti vicini se ne sono andati, a quanto pare la convivenza era diventata insostenibile. «Non fanno la raccolta differenziata e ammassano la spazzatura, la buttano anche dal balcone – denuncia la donna – uscivano di casa seminudi e non c’era il minimo controllo, così come non c’è neppure adesso. L’associazione cui ci siamo rivolti a nostro avviso non sta adempiendo ai compiti previsti nella convezione. Sono stata nell’appartamento e ho visto un impianto elettrico non a norma e letti dappertutto». E in ultimo è arrivata un’ordinanza del comune di Aulla che intima alla signora di ripristinare, entro novanta giorni, gli appartamenti com’erano in origine, abbattendo quindi le pareti. In caso contrario sono previste pesanti sanzionil. «Non sappiamo più come fare – commenta Adriana – è nostra intenzione portare avanti la procedura di sfratto, ma non è giusto subire tutto questo. Io ho fatto tutto questo in buonafede, sono stata raggirata».