"Mi sono distratto un attimo e... sono passati vent’anni in un lampo"

Nicola Ricci festeggia due lustri nel mondo dell’arte contemporanea: "Ma non sono un gallerista, chiamatemi ragioniere".

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di Patrik Pucciarelli

"Mi sono distratto un attimo così sono passati vent’anni" non è la battuta iniziale di un film di Christopher Nolan, anche se l’autore della frase si ritiene un "alieno a Carrara". Se vogliamo dirla tutta non si è neanche distratto, perché in questi vent’anni ha costruito il suo sapere a discapito di quelle disattenzioni umane che nel suo campo si traducono in denaro perso. Si chiama Nicola Ricci, è un gallerista "servo" dell’arte con una gavetta nel panorama milanese a masticare opere contemporanee nell’incertezza del domani, ma spinto dalla passione che a 38 anni gli ha fatto lasciare il lavoro da impiegato per dare spazio alla vita da gallerista. Lo incontriamo all’interno del Palazzo del Medico in piazza Alberica dove riassume vent’anni da gallerista; l’edifico in stile barocco risalente al 18esimo secolo è il luogo perfetto per chi vive d’arte, perché entrare all’interno delle sue sale è come entrare dentro un dipinto. "Avevo 38 anni quando ho lasciato il lavoro per dedicarmi all’arte, nel 2000 è iniziata l’avventura milanese di circa due anni per poi passare 9 anni a Pietrasanta quando le gallerie si contavano sulle dita di una mano e successivamente tornare a Carrara". Nei suoi vent’anni di arte contemporanea Ricci non si sente di chiamarsi gallerista, lui dice di essere un ragioniere: "E’ un lavoro difficile è facile farsi prendere la mano, ma è difficile riprendersi. Bisogna essere dentro ma rimanere con la testa fuori dall’acqua, perché in molti fanno il passo più lungo della gamba; questo è un settore dove la reputazione si può bruciare anche con un solo acquisto". Potrei citarvi artisti come: Jeff Koons, Heinz Mack, Michele Chiossi, Roberto Chiabrera, Nan Goldin o Andres Serrano, potrei anche dirvi che le gallerie di Ricci hanno accolto le opere di questi artisti ma andremmo inevitabilmente a collimare con una possibile critica di vanto e non è nello stile di colui che si definisce un alieno a Carrara. "Viviamo nell’arte del passato sull’onda di Michelangelo, come i francesi che si sono fermati agli impressionisti, non siamo più riusciti a scrivere capitoli d’arte contemporanea degni di rimare nella storia. C’è stato un picco di valore intorno agli anni ’60 quando il Partito Comunista finanziava l’arte; ci sono mosche bianche come Maurizio Cattelan, Francesco Vezzoli o Vanessa Beecroft e l’ondata della transavanguardia degli anni ’80, poi un limbo dove a dominare sono le scarse risorse e l’indifferenza verso questo mondo". Guardare i grandi è il consiglio per chi prova a muovere i primi passi nel mondo delle opere anche se Ricci lo sconsiglia: "l’arte è business e specialmente nel panorama di oggi se nel dna non c’è l’arte del mercante mescolata all’occhio del gallerista, si diventa prede facili. Fate i critici d’arte alla peggio non c’è di mezzo il vostro capitale, oppure se siete pieni di soldi fate i collezionisti". Superiore a Picasso e superiore a Wharol per Ricci c’è solo Francis Bakon con il suo "Trittico", che venne battuto all’asta per 142,4 milioni di dollari (oltre 106 milioni di euro). Perché alieno? "in un luogo dove c’è tanto per pochi e poco per tanti, posso solo che sentirmi un alieno".