Marmo, gli industriali contro il docufilm “Antropocene”

“Non siamo il pericolo del Pianeta”. La precisazione in seguito all'inserimento delle cave di marmo di Carrara nei 43 scenari di disastri planetari

cave marmo carrara

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Massa Carrara, 30 agosto 2019 - “È un errore grossolano e illogico aver inserito le cave di marmo di Carrara nei 43 scenari di disastri planetari descritti nel film-reportage “Antropocene – L’epoca umana", dato che le cave sono presenti solo nell' 1% delle Alpi Apuane”. E' con queste parole che Erich Lucchetti, presidente di Confindustria Massa Carrara, commenta il documentario a tema ecologico, Antropocene, realizzato dai registi Jennifer Barchwall e Nicolas de Pencier insieme al fotografo Edward Burtynsky che sarà distribuito in Italia dalla Fondazione Stensen di Firenze. “La presentazione di una distruzione paesaggistica - dichiara Lucchetti- è evidentemente un’esagerazione perché non fornisce i numeri reali e quindi può indurre il cittadino in un errore. Sono infatti soltanto 20 Kmq, ovvero l'1%, quelli su cui si escava all'interno dell'area delle Alpi Apuane che si estende per 2000 Kmq. Dare informazioni non corrette non fa bene neppure all'obiettivo di chi, giustamente, vuol porre in primo piano il tema della tutela dell'ambiente, perché lo inquina con dosi di velenosa demagogia che ne svuotano il significato”. Nel documentario Antropocene si racconta che in passato ci volevano 20 giorni per estrarre un blocco per il quale oggi di giorni ne basta uno. “Questo – spiega Lucchetti - è possibile grazie a tecnologie più moderne che consentono di limitare la fatica umana e il rischio di infortuni, ma anche in questo caso i numeri non mentono: oggi si escava il 25-30% in meno rispetto a 25-30 anni fa. Quel che non si spiega nel documentario è che si escava meglio e con più razionalità rispetto al passato, quando si usava l'esplosivo per far saltare in aria la montagna e l'80% del materiale andava perso”. Pr avere un altro parametro e comprendere le dimensioni del lavoro alle cave di Carrara, spiegano da Confindustria, “bisogna sapere che in Italia ogni anno tra pietre, calcari, sabbie e argille, si escavano 90 milioni di tonnellate; i prodotti delle cave di Carrara rappresentano meno del 5% del totale. In Europa si parla di 2,6 miliardi di tonnellate di prodotti estratti e i metodi usati sono più o meno gli stessi, mentre i sistemi utilizzati a Carrara sono tra i più controllati e soggetti a discipline per sicurezza e la tutela ambientale”. “Come si può pensare allora che le nostre cave siano uno dei 43 scenari di distruzioni del mondo - aggiunge Lucchetti – senza menzionare mai i numerosi studi che hanno evidenziato che la produzione di materiali alternativi alle pietre naturali come il cemento, la ceramica, il vetro e l’alluminio a parità di superficie producono molta più CO2?”. “Non nego che i temi generali del film servano a riflettere sulle condizioni in cui verte il nostro pianeta - conclude Lucchetti – ma penso che sia necessario basare la riflessione critica su dati certi e quindi ritengo fuorviante includere in quel ragionamento le immagini delle cave di Carrara dove si estrae il materiale che rappresenta l'Arte italiana per tutto il Mondo. Mi sembra offensivo verso Carrara e tutta la Toscana, dove c'è un costante impegno fra istituzioni, imprese e lavoratori per utilizzare regole e metodi che tengano insieme lavoro e ambiente, sviluppo e sicurezza”.