Mano bionica: Sergio, il portuale con l’arto robotico

La protesi artificiale di Pellosini pagata dall’Inail. E lui dice: "Così sono rinato"

Sergio Pellosini: la sua mano viene dall’Inail di Budrio, in provincia di Bologna

Sergio Pellosini: la sua mano viene dall’Inail di Budrio, in provincia di Bologna

Carrara, 22 maggio 2018 - Carrara, in collaborazione con l’Università di Pisa, unica al mondo a sperimentare la mano bionica che consente il tatto. Al reparto di fisioterapia della Asl di Marina sarà possibile sperimentare una mano che darà la possibilità a chi l’ha persa, di percepire nitidamente le sensazioni tattili. Avrà una forma più naturale di quelle usate sinora così come più naturale sarà la gestualità che permetterà: ad esempio quando si è in rilassamento, con le braccia lungo il corpo, la mano si aprirà naturalmente, così come la chiusura sarà più naturale.

"Servirà – ci spiega Sergio Pellosini che perse la mano sinistra nel 2002 a causa di un incidente sul lavoro all’Omya – soprattutto a chi ha subito amputazioni non solo della mano, ma anche di parte del braccio. Per me, ad esempio che ho perso solo la mano ed ho il moncone completamente innervato, non sarà particolarmente utile dato che la mia mano artificiale possiede già il tatto grazie alle vibrazioni che, se toccata, passano dai muscoli del braccio e la raggiungono".

Pellosini perse la sua mano mentre stava saldando una rotocella che gli prese l’arto e lo distrusse. L’incidente sarebbe avvenuto a causa di un errore dell’azienda che avrebbe messo in sicurezza la rotocella accanto. Per questo motivo è ancora in corso una causa e l’operaio non sarebbe ancora stato risarcito.

«Sono stati momenti duri – dice l’uomo, 43 anni, di Sarzana, carrarese per amore – ma io non perdo mai l’ottimismo ed è stato così anche grazie al fatto che mi è subito arrivata, dall’Inail di Vicorso di Budrio, in provincia di Bologna, una mano artificiale». La prima di una serie che Pellosini ha sperimentato, dato che dopo un po’ vengono sostituite perché usurate o perché, nel frattempo, è uscito un nuovo modello, più funzionale. La prima mano aveva solo 3 dita, la seconda tutte e 5 e più affusolate, la terza, che l’uomo andrà a prendere a breve a Bologna, sarà esteticamente più gradevole.

Pellosini, che oggi è portuale a La Spezia, ci spiega che gli sono stati forniti due tipi di mano: una prettamente estetica ed una, mioelettrica, che serve per lavori pesanti. «Praticamente io uso solo la prima – spiega il portuale – perché riesco benissimo a fare tutto ciò che devo, sia sul lavoro sia fuori».