Mallegni, un poeta tra i fornelli

Importanti riconoscimenti in premi internazionali per il giovane cuoco apuano Pietro Edoardo

Migration

Pietro Edoardo Mallegni, nativo di Carrara, a soli 25 anni ha già alle sue spalle un’esperienza di vita enorme: dopo aver studiato all’alberghiero a soli 15 anni ha iniziato a lavorare nelle cucine, partendo da diversi celebri ristoranti della nostra zona fino ad arrivare oltre manica, in Inghilterra, passando da Venezia e da Trieste, città nella quale ha trovato la madre di suo figlio. E da quando ha 13 anni scrive e mette in rima le sue emozioni. A soli 18 anni ha pubblicato il suo primo libro di poesie “Il dedalo in me” e ottenuto il 7° posto al premio “Michele Mazzella: per un teatro giovane” con l’atto unico intitolato "Geshua e il crollo dell’io".

Oggi Mallegni, con le poesie “Apologia di una Vita” e “È un mondo orribile quello che ti lascio”, ha ricevuto una menzione speciale al Premio Internazionale Dostoevskij e ha raggiunto la fase finale del concorso internazionale di poesia “Il Federiciano”. I premi sono condotti dalla casa editrice Aletti con il sostegno di personaggi celebri tra cui Alessandro Quasimodo (figlio del Nobel Salvatore), Cosimo Damiano Damato, Dato Magradze, letterato candidato due volte al Nobel.

Mallegni ha pubblicato poi "Il duo Dada" e in questi primi libri, acerbi a detta sua, l’amore, la vita e la morte ed il rapporto con filosofi e letterati preceduti ne fa da padrona. La poetica di Mallegni si sposta poi con “Neurocidio” sulla riflessione filosofica e la volontà di scarnificare pensieri pericolosi mettendoli sulla carta. Adesso, dopo la sua quarta pubblicazione “Il nulla”. il giovane cuoco-poeta Mallegni ha proposto alcune poesie tratte dalla sua ultima raccolta “I passaggi minori di un’infanzia rovinata”, non ancora pubblicata, nella quale entra in maniera disarmante la figura del figlio. Il futuro e la vita del poeta sono, insieme al rapporto con la natura, legati all’esistenza del figlio a cui giunge in eredità "un mondo orribile (...), privo di poeti e sognatori", svilito dalla perdita di ideali e di semplicità.

"Tanti sono stati poeti per denunciare scandali e disumanità ma io credo che la poesia serva a smuovere quel che già è visibile nella realtà. La poesia è una chiave che apre il lucchetto di mondi estranei che non conosciamo e che eppure ci sono – racconta Mallegni – Con il dolore possiamo comprendere il nostro mondo ma è con la poesia che possiamo scorgere quello degli altri". L’ultima raccolta. spiega, "è una confessione al mio figlio". "Ci si può anche consolare dell’umana bellezza di avere un bambino, ma a lui io ho donato una vita che lo vedrà privato dei suoi sogni e del suo futuro a causa della precipitazione della nostra società".

Gabriele Ratti