L’ultimo bacio sulla bara della piccola Jod

Ieri pomeriggio la cerimonia funebre con il rito marocchino all’obitorio del Noa per la bambina morta nell’incidente sull’A12

Migration

Le donne della comunità marocchine ieri pomeriggio si sono prese cura per l’ultima volta di Jod Hachami Alaoui, la bambina di 4 anni morta nel tragico incidente sulla A12 di giovedì scorso. Prima delle preghiere avvenute all’aria aperta di fronte alla piccola bara bianca – adagiata per l’occasione sul prato all’obitorio del Noa – si è svolto il rito funebre marocchino. In pratica il defunto viene lavato, poi avvolto in un tessuto bianco e infine posto nella bara pronto per ricevere l’ultimo saluto di amici e familiari. Una piccola folla si era radunata al nosocomio massese. Per l’abbraccio grande, grandissimo che la comunità marocchina e la città di Massa hanno voluto tributare alla piccola strappata alla vita da una tragica fatalità. La mamma Fatima, disperata e scossa, non ha mai smesso di ringraziare Dio perché comunque "avremmo potuto morire tutti", di fatto accettando e metabolizzando il drammatico destino.

La famiglia era in viaggio verso Genova giovedì scorso: ci si imbarca per il Marocco solo da lì, così Jod insieme a mamma Fatima, papà Mehdi e alla sorellina Rim era partita la sera prima da Reggio Calabria. Una veloce colazione e il pieno di benzina in una stazione di servizio di Versilia, poco dopo lo schianto fatale. "Per noi non è morta – ha detto il padre della piccola – Quello che vuole Dio lo accettiamo. Siamo rimasti stupiti dalla grande solidarietà e vicinanza ricevuti, anche a così tanta distanza da casa. Ci è stata vicina la città, il Comune e la comunità marocchina: siamo umani, siamo uniti nelle difficoltà". Hicham El Karkouri, portavoce della comunità marocchina, ha portato al sindaco le parole del console del Marocco che ha ringraziato per "la grande disponibilità dimostrata in questo momento così drammatico e per l’aiuto che il Comune ha voluto offrire a questa famiglia". Che è ancora ospitata all’ostello in piazza Mercurio, in attesa di poter ripartire per il Marocco. Un viaggio del quale è lo Stato marocchino a interessarsi. "In momenti come questo non possiamo che essere vicino alle persone, concittadini e non, che vivono e che in qualche modo sono coinvolti nella comunità – ha detto il sindaco Francesco Persiani – Questa famiglia veniva da Reggio Calabria, una famiglia normale con il padre falegname, che voleva viaggiare verso casa. E invece una tragedia l’ha privata della figlia minore. Una vicinanza che è anche mia a titolo personale, doverosa. Anche alla comunità islamica tutta, che è forte e capace di esprimere sentimenti grandi di solidarietà. Un modello e un esempio, un modo per conoscerci e comunicare".

Dopo la preghiera tradizionale e quella per i defunti, particolare perché viene recitata in piedi e non in ginocchio, le donne della comunità marocchina hanno cantato mentre la bara bianca sfilava via verso il suo ultimo viaggio. "Un dolore grande, difficile da immagine e da superare. La solidarietà che ha ricevuto questa famiglia resta comunque un gesto straordinario", ha sottolineato sorella Giuliana Opromolla, infermiera volontaria della Croce Rossa, realtà che fin da subito si è presa cura di Mehdi, Fatima e Rim.

Irene Carlotta Cicora