"Legittima la protesta ma diciamo la verità"

Confindustria apuana fa sentire la propria voce: escaviamo meno di anni fa e versiamo 27 milioni nelle casse del Comune di Carrara

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"E’ legittimo manifestare, ma basta con le bugie contro chi fa impresa". Così la Confindustria apuana dice la sua sulla grande mobilitazione ambientalista che ieri ha invaso la città. Manifestazioni che arrivano dopo mesi di polemiche talvolta feroci tra cavatori e chi si oppone a quella che invece vede come ‘la devastazione delle Apuane’. "E’ legittimo manifestare la propria volontà di far chiudere le cave e smantellare il settore lapideo della provincia – mettono in chiaro ora da Confidustria –. Quello che però non è accettabile è che con falsità e mistificazioni si crei, ad arte, un clima di intolleranza e violenza contro i cavatori e le imprese. Perché il confronto è sempre utile. E’ invece sempre dannosa e pericolosa questa continua aggressione basata su bugie contro chi lavora e chi fa impresa. Questi pozzi pieni di odio vanno svuotati. Il mondo dei cavatori e delle imprese lapidee non è quello che alcuni bugiardi e violenti raccontano. E’ un mondo fatto di lavoro, impegno, passione, sacrificio e tanti investimenti. Le cave e i cavatori non sono delinquenti predatori come alcuni li vogliono disegnare. Il marmo è fatto da aziende che, al monte e al piano, hanno autorizzazioni nel rispetto delle legge e dei regolamenti di varie autorità statali, regionali e locali". Gli idnustriali rivendicano poi quanto è stato fatto negli ultimi anni anche per sicurezza e tutela ambientale. "Il protocollo per la sicurezza dei lavoratori del marmo è uno dei più avanzati d’Italia e fa da modello anche per altre realtà produttive – dicono da Confindustria –. E’ poi una bugia dire ad esempio che le Alpi Apuane sono devastate, perché tutte le cave messe insieme rappresentano meno del 2% del territorio dato che le aree estrattive interessano un’area di 20 chilometri quadrati. E’ un dato di fatto che oggi tutte le imprese lapidee sia al monte che al piano siano dotate di certificazioni ambientali e di sicurezza. Certificazioni date da enti terzi che si ottengono solo a fronte di dati certi e misure concrete. Ed è una bugia che il marmo dia lavoro a poche persone. Questo settore assicura il 24% del prodotto interno lordo della nostra provincia con oltre 1.200 aziende e 5mila lavoratori diretti e circa 3mila lavoratori dell’indotto, e rappresenta il 2% del totale dell’export della Toscana. I dati dicono che ogni anno dal marmo arrivano ai lavoratori del settore circa 145-150 milioni e si tratta di persone e famiglie che nel 90% dei casi vive qui. Senza contare che ad esempio ogni anno oltre 630 milioni di euro vanno ai vari fornitori del settore marmo e circa 30 versati direttamente nelle casse comunali di cui circa 27 a Carrara".

Critico nei confronti dei manifestanti anche il presidente del consiglio di Massa Stefano Benedetti. " La manifestazione per la chiusura delle cave non può essere che considerata un segnale negativo per il nostro territorio e la presa di posizione ambigua dei sindacati, che non hanno avuto il coraggio di schierarsi a fianco dei lavoratori – dice quest’ultimo – Non dimentichiamoci che Cgil,Cisl e Uil, alle ultime elezioni regionali hanno appoggiato la candidatura di Giani, che nel suo giro per la Toscana, durante la campagna elettorale, non ha assolutamente disdegnato chi, sotto varie sigle appartenenti all’area di centro sinistra, vuole mettere definitivamente in ginocchio la nostra provincia. Per questo mi rivolgo ai lavoratori del lapideo, proponendo loro di abbandonare subito questi sindacati che non fanno i loro interessi Semmai, dovremmo unirci a tutti i livelli, per avviare un percorso di riqualificazione e rilancio del settore, aprendo nuove cave, cave caducate o chiuse negli anni".