Lavoro sempre più precario e stagionale

Allarme dai dati Istat per la provincia apuna che fa comunque registrare una ripresa grazie al miglioramento delle esportazioni

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La ripresa della Toscana alla fine dell’emergenza Covid è stata frenata dall’inizio della guerra in Ucraina. Il conflitto spinge sull’acceleratore di inflazione e recessione, soprattutto sul medio e lungo periodo, come evidenzia la relazione di Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana, Istituto di ricerche economiche e sociali. Previsioni che gravano anche sul territorio apuano che pure era uscito dalla pandemia con un sostanziale equilibrio rispetto al 2019. Anzi, alcuni settori avevano persino visto una netta ripresa. A gravare sulla salute del tessuto socioeconomico provinciale resta però la spada di Damocle di un lavoro precario, stagionale e di bassa qualità che ora emerge con tutta la sua forza con il cambio dei parametri di calcolo di Istat, dati che assieme a quelli di Prometeia formano la base di elaborazione da parte di Ires. La relazione dell’Istituto è chiara: "Dopo aver sperimentato una contrazione del 9,5% del valore aggiunto nel 2020 con un -11% cumulato nel biennio 2019-2020 la provincia ritorna in positivo (l’anno di riferimento è il 2021), facendo segnare un +8,3% (contro il 6,8 della Regione). La ripresa è trainata dal massiccio incremento delle esportazioni, aumentate di oltre 900 milioni di euro nel 2021 con una previsione a due anni di ulteriore incremento dell’export sino alla cifra record di 2,4 miliardi nel 2023".

Cresce l’economia di grande scala ma se si guarda oltre i colossi resta un’economia debole a livello strutturale e diffuso: la crescita del reddito disponibile delle famiglie continua a mantenere una forbice annua di 0,3 punti rispetto alla Regione e così in prospettiva dovrebbe restare almeno fino alla fine del 2023. Ed è proprio dal fronte dell’occupazione che arrivano i dati peggiori: la variazione dei metodi di calcolo Istat ha fatto emergere tutte le fragilità e i valori sballati degli anni passati. Il 2021 si è chiuso con un notevole deterioramento dell’occupazione, -9,2% su cui pesa in particolare l’effetto dell’occupazione stagionale di breve periodo. Soprattutto fra gli uomini, -9,5%, mentre le donne registrano -8,7%. Il numero degli occupati totali passa da 79mila circa attorno alle 72mila, con i dipendenti che in termini di migliaia scendono da 59 a 55 (-6,5%), gli autonomi da 20 a 17 (-15,4%). Numeri che evidenziano un’economia stagnante sotto il profilo occupazionale. Aumentano i disoccupati, sempre in gran parte a causa della variazione del metodo di calcolo che fa emergere finalmente le vere criticità del territorio, +57,6% rispetto al 2019 (da 6 migliaia a 9 migliaia circa). Crollano gli autonomi, che registrano -15,4%. La disoccupazione ora vale l’11,3% e aumentano pure gli inattivi. Migliora in parte l’avviamento al lavoro, anche se a crescere sono soprattutto i contratti di lavoro a tempo determinato. "Alla fine del 2021 i dati amministrativi di fonte Regione Toscana permettono di rilevare circa 28mila e 300 avviamenti complessivi circa 3mila e 500 in più di quelli rilevati nello stesso periodo dell’anno precedente – sottolinea il report -. Il lavoro a termine aumenta di 2mila e 500 unità (+17,7%) arrivando a poco meno di 17mila attivazioni e cresce anche l’apprendistato. Cala di poco il lavoro a tempo indeterminato come avviamento (-1,5%). Riprendono a crescere in misura consistente anche il lavoro intermittente e i tirocini, anche se in termini assoluti sono di molto inferiori ai contratti a termine.