Lavoro, non è una provincia per donne

Secondo lo studio di Isr nel 2019 sono 4447 le imprese femmminili nel territorio: valore più basso degli ultimi 16 anni

Una donna al lavoro

Una donna al lavoro

Carrara, 7 maazo 2020 - Le donne imprenditrici: nel 2019 è stato ottenuto il peggior risultato degli ultimi 16 anni. Domani è l’8 marzo, festa della donna, ma c’è poco da essere sereni: le 4.447 imprese femminili attive in provincia rappresentano il valore più basso degli ultimi 16 anni. Si sono perse addirittura 449 aziende rispetto al valore massimo ottenuto nel 2010. Un saldo negativo del -1,2 per cento in provincia, rispetto al -0,4 in Toscana e del -0,1 in Italia. Questi dati sono presentati dall’Istituo studi e ricerche della Camera di commercio. Andando avanti con l’analisi si scopre che per il mercato del lavoro il tasso di disoccupazione femminile è pari al 12,4 per cento, e la provincia si colloca 68esima nella graduatoria nazionale, fanalino di coda tra tutte le province toscane. Identica la situazione per il tasso di occupazione femminile pari al 53,8 per cento, il valore più basso a livello regionale e 71-esimo nella graduatoria nazionale.

«Desta rammarico la contrazione delle imprese femminili nel nostro territorio – ha detto Dino Sodini, presidente della Camera di commercio –, in quanto crediamo che per traguardare una ripresa produttiva ci sia bisogno di forze nuove e capaci di guardare la realtà con occhi diversi, coraggiosi e determinati. Le donne, la loro creatività e insieme il loro pragmatismo, sono una risorsa imprescindibile per l’economia apuana». Il livello di “femminilizzazione“ maggiore si ha nel commercio al dettaglio, 1.189 imprese, seguono le altre attività di servizi di ristorazione, 480 donne, le altre attività di servizi alle persone (452), coltivazioni agricole (422). L’11,3 per cento delle imprese femminili apuane è anche giovanile, ossia diretta da donne con meno di 35 anni, valore superiore a quello medio regionale (10,4), ma inferiore a quello nazionale (11,9). Per quanto riguarda i ruoli ricoperti dalle donne nelle imprese, ci sono 12184 cariche femminili presenti nel nostro territorio, la quota maggiore è rappresentata da donne proprietarie di azioni o quote aziendali, 3421 persone, seguono le donne titolari d’azienda, 2817, il socio accomandante o quello amministratore, e poi con un valore di 888 donne come amministratore unico. C’è poco spazio per le giovani imprenditrici a causa di un difficile ricambio generazionale, come testimoniano le cariche femminili con meno di 30 anni, che risultano, sia per i titolari che per gli amministratori e soci, notevolmente minori rispetto alle cariche femminili oltre i 70 anni.

Nell’ambito delle professioni femminili permane una presenza femminile nettamente inferiore rispetto a quella maschile nei ruoli degli ingegneri (12,8 per cento del totale), ed in quelli dei commercialisti (27,4). Valori che aumentano quando si passa agli architetti (32,8), odontoiatri (31,2), notai (35,3) e medici (39,3). I valori più elevati di donne sono stati riscontrati tra gli avvocati, con un peso della componente femminile del 48,8 per cento che diventa addirittura maggioritari se si prendono in considerazioni i soli praticanti (58,5 per cento). Politica, ovvero la presenza nei consigli comunali della provincia del gentil sesso: con 77 consigliere donna su 243, il valore del 31,7 per cento è inferiore alla media regionale (32,8), ma superiore a quella nazionale (28,8). «Anche per il nostro mercato del lavoro –dice Vincenzo Tongiani di Isr – serve un maggiore coinvolgimento della componente femminile; la direzione da assumere è quella di creare una cultura del lavoro e un ambiente professionale che agevoli l’ingresso e l’operato delle donne, aumentando l’attenzione alle loro esigenze, valorizzando le loro capacità, in un mercato più giusto ed equo».