La Lunigiana turistica? Sì, ma non ci crede "Mancano promozione e servizi adeguati"

Nell’estate della pandemia presenze cresciute del 40 per cento. Restano da superare ritardi, campanilismi e mancanza di sinergia

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Alina

Lombardo

II turismo è il futuro della Lunigiana. Se ne parla da trent’anni. Tavoli di discussione, convegni e progetti sul tema ormai non si contano più. Tra le tante analisi dei punti di forza e di debolezza di questa Lunigiana che stenta a decollare, la più recente e puntuale è quella della cooperativa di promozione turistica Sigeric. Stilata sulla base dei risultati della prima estate in tempo di Covid-19, che purtroppo ci avviamo a replicare anche quest’anno, l’analisi elenca luci e ombre di un territorio che nulla avrebbe da invidiare ad altre mete turistiche ben più note e frequentate tutto l’anno.

Destinatari della riflessione di Sigeric sono operatori, amministratori e candidati lunigianesi che, periodicamente, proprio sulle necessità del territorio puntano la propria comunicazione elettorale. Con l’esplicito invito ad incentivare una più stretta collaborazione, lasciando da parte campanilismi e interessi particolari. La risposta? "Poco puntuale e lenta. Certamente – spiega Pierangelo Caponi, presidente Sigeric – la fase di confronto è cresciuta. I nodi, anche quelli fino ad oggi ignorati o considerati non prioritari, ora sono tutti noti e non mancano volontà e qualche sforzo per migliorare. Ma da lì a riuscire a trovare soluzioni è difficile. Mancano le risorse e, soprattutto, manca una visione sovraterritoriale. Alcune azioni vanno nella giusta direzione. Ma sono passi piccoli e lenti che ci fanno rischiare di perdere il treno del vero rilancio, quello a cui il mondo intero si sta preparando per quando finirà la pandemia".

Entrando nel dettaglio, le note positive rilevate da Sigeric partono dai dati di affluenza che, nel luglio-agosto 2020, ha segnato un aumento del 30-40% sul 2019, compensando l’assenza degli stranieri e registrando, per la prima volta, turisti provenienti da Lazio e centro-sud Italia, oltre che dalle tradizionali Emilia, Veneto, Lombardia e Toscana. A determinare l’ottimo risultato sono sostanzialmente due fattori. Il primo è ambientale, favorito anche dalla situazione contingente: la natura, le attività outdoor, la gastronomia, il patrimonio storico culturale e il paesaggio inteso come comunione tra ambiente naturale e ambiente trasformato dall’uomo. Non a caso stiamo parlando di un territorio che è Riserva Uomo e Biosfera Unesco.

Il secondo fattore sta nella conferma di qualcos’altro di cui si parla da decenni: fare squadra. L’unione di intenti e di azioni tra operatori turistici, associazioni, enti pubblici ha evidenziato che là dove c’è una visione territoriale ampia i risultati arrivano. "Ne sono esempio il nuovo Ambito turistico Lunigiana, il lavoro di Associazione operatori turistici lunigianesi (AOTL) e di Lunigiana World, di alberghi, agriturismi e b&b, aziende di servizi turistici come Sigeric e Altereco, Proloco e associazioni sportive attive nella manutenzione dei sentieri" spiega Caponi. Che aggiunge: "Dove ci sono state comunicazione e condivisione gli effetti positivi si sono moltiplicati e sono nati prodotti turistici di primaria importanza". Il tutto, promosso affidandosi a un buon utilizzo dei social e dei nuovi mezzi di comunicazione, straordinario motore di diffusione e conoscenza delle bellezze lunigianesi, spesso sconosciute anche ai locali.

Più lungo, invece, l’elenco di ciò che manca o è carente. Primo fra tutti la mobilità e viabilità. Gli spostamenti per i turisti, soprattutto tra la costa e l’entroterra, sono affidati a un mediocre servizio di trasporto ferroviario, oggi ulteriormente limitato dall’emergenza sanitaria, e a un trasporto pubblico su gomma deficitario, basato su modelli vecchi e non orientati al turista. Prioritario è quindi organizzare sistemi di trasporto specifici e flessibili, anche a chiamata. "Ma questo – aggiunge Caponi - non pare suscitare l’interesse del mondo politico locale".

Poi c’è la cura del territorio. "Sporcizia e degrado – si rammarica Caponi – sono segnalate dalla gran parte dei turisti, anche nei centri storici". È un punto che le amministrazioni locali dovrebbero tenere in conto, per i turisti e per gli stessi cittadini, ma sul quale la distrazione sembra amplificarsi. Ancora troppo pochi, infine, i posti letto in strutture ricettive professionali.

"I posti letto nelle strutture ufficiali – precisa Caponi – sono 3000. Canazei, per fare un esempio, ne ha 10 volte di più. Negli ultimi 10 anni, inoltre, le strutture professionali sono diminuite a fronte di una crescita di piccoli agriturismi, con massimo 25 posti letto, e b&b che ospitano in media 4-6 persone. È un segnale positivo, ma va monitorato e armonizzato affinché non sia penalizzante per il turista e per chi vive di ospitalità turistica. A questo si aggiunga che delle circa 130 strutture ricettive della Lunigiana, quelle ufficiali sono meno di 100. Di queste, solo una cinquantina sono collegate alla rete di promozione turistica. Un motore un po’ fiacco che va potenziato. In fretta".